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Il Corriere della Sera difende l’azionista Unipol. Ecco a cosa servono i salotti buoni…

Fusione

“Siamo usciti dal patto di sindacato. Siamo ancora azionisti. E allora? È vietato?”. Carlo Cimbri rispondeva così alla giornalista del Fatto quotidiano che gli chiedeva, un paio di mesi fa, che ne è dell’intenzione di uscire dal salotti buoni e dunque da Rcs.

VOGLIA DI SALOTTI

Un’intenzione che aveva dichiarata non più tardi di un anno fa, riferendosi alla partecipazione nel Corriere della Sera ereditata dai Ligresti e dopo che Unipol aveva già aderito all’aumento di capitale di Rcs con una ventina di milioni. Lo scriveva sempre il Fatto qui: “Cimbri è tornato a promettere l’uscita dal salotto buono che governa l’editrice “perché per noi uno dei punti chiavi è entrare nella piena disponibilità della partecipazione per essere liberi di gestirla”. Invece è restato saldamente in sella. Eppure Rcs non è certo una partecipazione redditizia per il gruppo assicurativo, ma “la quota rimane così”, ha ribadito ancora a chi gli chiedeva se fosse in vendita lo scorso 19 maggio, secondo quanto riporta Reuters.

LA DIFESA DEL CORRIERE

Dunque perché Cimbri ha cambiato idea? Chi può dirlo. Intanto oggi, proprio sul Corriere della Sera è stato pubblicato un lungo e dettagliato articolo, molto asettico, sulla “difesa Unipol in 129 documenti”.
“Una massa di 129 documenti mostra, secondo Unipol – scrive il Corriere – come non sia fondata l’ipotesi accusatoria mossa dalla Procura di Milano all’amministratore Carlo Cimbri, nonché ai manager Fabio Cerchiai, Vanes Galanti e Roberto Giay, circa un aggiotaggio determinato dall’impatto del controverso valore del portafoglio di titoli strutturati in pancia a Unipol, sulla veridicità delle comunicazioni sociali del gruppo, e sulla correttezza o meno dei concambi fissati il 20 dicembre 2012 e recepiti al momento della fusione il 31 dicembre 2013 tra Unipol e l’ex galassia assicurativa di Salvatore Ligresti, cioè Premafin, Fondiaria e Milano”.

ACCUSE E CONTROFFENSIVE

E ancora: “Tra i documenti ci sono i molteplici pareri di congruità forniti ad esempio, a vario titolo, da Goldman Sachs, da Citi Global Markets Limited, da Rothschild spa, da Lazard, da Jp Morgan; da revisori come Kpmg, Pricewaterhouse, e Reconta Ernst&Young «designato dal Tribunale di Torino»; nonché dai professori Mario Cattaneo, Angelo Provasoli, Maurizio Dallocchio, Paolo Gualtieri, Enrico Laghi e Michele Rutigliano”.

La quota detenuta dal gruppo Unipol in Rcs è di circa il 5,5%, è stabile. Non che un giornale non possa scrivere di un azionista. Anche perché, se così fosse, il Corriere rischierebbe di occuparsi solo delle piccole e medie imprese…

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