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Ior e Apsa, ecco come cambiano le finanze del Vaticano

“Nuovo quadro economico nella Santa Sede”: è questo che ieri mattina, in Sala Stampa, ha presentato il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia. Riforme che, in qualche caso, vedranno la luce non a breve termine, ma che in ogni caso delineano un cambiamento non irrilevante in uno dei settori più discussi e delicati. Cambiamenti che “seguono un’analisi dettagliata dei risultati e delle raccomandazioni della Pontificia commissione referente di studio e di indirizzo sull’organizzazione della strutture economico-amministrativa della Santa Sede (la disciolta COSEA) e sono considerati essenziali per affrontare le debolezze e i rischi identificati e allo stesso tempo per creare in futuro una nuova piattaforma per il miglioramento economico gestionale”.

LE NOVITA’ ALL’APSA

Si parte dall’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica, che è la vera banca centrale del Vaticano. La sezione ordinaria sarà messa sotto il controllo della Segreteria per l’Economia. Si tratta, ha detto Pell, “di un passo importante per consentire alla Segreteria per l’Economia di esercitare le proprie responsabilità di controllo economico e vigilanza sulle agenzie della Santa Sede, comprese le politiche e le procedure degli acquisti e la distribuzione adeguata delle risorse umane”. Il resto del personale dell’Apsa, invece, si concentrerà “esclusivamente” sul ruolo di Tesoreria della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Fondamentale saranno i rapporti (da “ristabilire”) con tutte le principali banche centrali, come peraltro indicato nei mesi scorsi da Moneyval. Inoltre, è stato osservato, “tutti gli istituti sovrani avranno un account presso l’Apsa”, che dunque sarà di fatto la tesoreria degli stessi istituti.

TRE ANNI PER LA REVISIONE DEGLI STATUTI DELLO IOR

Come previsto, cambi sostanziali anche allo Ior. Il Consiglio dei cardinali, il cosiddetto C9, la Segreteria per l’Economia, la commissione di vigilanza dei cardinali e il Consiglio di sovrintendenza hanno infatti deciso che la fase-2 di sviluppo dell’Istituto per le opere di religione dovrà essere “svolto da un nuovo gruppo dirigente”. Alla testa di quest’ultimo viene posto Jean Baptiste de Franssu. Ernst von Freyberg  – che “non è in grado di dedicarsi a tempo pieno allo Ior” – ha “accettato di effettuare un periodo di transizione al fine di garantire un adeguato passaggio di consegne”. De Franssu s’è detto “onorato” per essere stato chiamato ad attuare “I cambiamenti che oggi sono necessari per trasformare ulteriormente lo Ior in un fornitore dedicato di servizi per la Chiesa”. Il suo, però, non sarà un compito breve, dal momento che gli statuti dello Ior saranno rivisti “nel corso dei prossimi tre anni”, così come nello stesso lasso di tempo saranno ridefinite le sue attività.

LE PRIORITA’ STRATEGICHE DELLO IOR

Tre saranno le priorità strategiche: rafforzare il business dello Ior, spostare la gestione del patrimonio a un nuovo e centrale Vatican Asset Management per superare “la duplicazione degli sforzi in questo campo tra le istituzioni vaticane”, e concentrare le attività dello Ior sulla consulenza finanziaria e sui servizi di pagamento per il clero, le congregazioni, diocesi e impiegati laici del Vaticano.

“TRANSIZIONE PACIFICA”

Lo Ior, è stato spiegato, “è in una fase di transizione pacifica”. La prima fase delle riforme “è stata completata”, con “eccellenti passi avanti attraverso l’adesione agli standard internazionali” e “la trasparenza che ne è conseguita è evidente nella seconda relazione annuale completamente revisionata da Deloitte”. Nel Consiglio dello Ior entreranno sei nuovi membri laici: oltre a de Franssu, saranno cooptati Clemens Boersig (Germania), Mary Ann Glendon (Stati Uniti) e Michael Hintze (Regno Unito). Confermato mons. Battista Ricca quale prelato, mentre mons. Alfred Xuereb, segretario generale della Segreteria per l’Economia, sarà segretario senza diritto di voto del Consiglio dello Ior.

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