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Piazza Affari, per le Ipo è già sboom?

Nel giovedì nero di Piazza Affari, con la Borsa che sprofonda tra le placche tettoniche in collisione di una produzione industriale in calo e di previsioni fosche su Italia e Spagna da parte della Bce, un altro indizio si aggiunge a definire il quadro: lo sboom delle Ipo su Mta.

DOVE SONO LE IPO?

Solo un paio di settimane fa era un canto di vittoria che si elevava in ogni dove: nel 2014 sono tornate le quotazioni sul listino principale, segno di una rinnovata fiducia in questo Paese da parte di imprese e investitori istituzionali esteri. Ne sono (erano?) attese almeno venti, dopo Anima, Fineco, Fincantieri e Cerved altre illustri privatizzazioni, come Poste e Ray Way, con lo Stato che cerca un modo rapido e indolore di fare cassa; molte uscite di scena di private equity – che dopo cinque anni di crisi senza spiragli hanno fretta di monetizzare: è il caso per esempio di Sisal e di Ovs-Upim; e alcune eccellenze come Massimo Zanetti-Segafredo.

CERVED, FINCANTIERI, ROTTAPHARM

Ma l’impalcatura ha iniziato a scricchiolare. E chissà quante alla fine tenteranno l’avventura. Il primo indizio è stato il crollo del 6% di Cerved, società che fornisce soluzioni per valutare la solvibilità di imprese e persone, nel primo giorno di quotazione. Fincantieri poi ha messo un carico da novanta sulla questione: non ha fatto lo sperato pieno di domanda ed è stata costretta, per salvare l’Ipo, a ridurre l’offerta da 700 a 450 milioni di azioni, rivenienti esclusivamente dall’aumento di capitale. Di conseguenza, l’azionista venditore Fintecna ha rinunciato a cedere la sua parte e il prezzo di offerta è stato fissato a 0,78 euro per azione, il minimo della forchetta.

“REPENTINO CAMBIAMENTO DEGLI INVESTITORI”
E oggi Rottapharm ha ritirato il progetto di quotazione. Nel giorno in cui si sarebbe dovuta chiudere l’offerta pubblica che avrebbe portato sul mercato fino al 34,5% del capitale. Il socio di maggioranza Findim, d’intesa con i coordinatori dell’offerta e  il responsabile del collocamento, ha deciso di rinunciare alla Borsa perché “non si sono verificate le condizioni per un’operazione che rispecchi oggi il valore intrinseco della società, anche alla luce della sfavorevole situazione del mercato mobiliare domestico ed internazionale”. Rottapharm cita, in particolare, “un repentino cambiamento nelle aspettative degli investitori sugli asset europei ed in particolare dell’Europa meridionale”. La società conferma, comunque, “che proseguirà il suo percorso di crescita, di innovazione e creazione di valore, sulla base di un chiaro e definito indirizzo strategico supportato dalla sua comprovata solidità patrimoniale e dalla la sua elevata capacità finanziaria e reddituale”.

TUTTA COLPA DELLA FINANZA AVULSA DALL’ECONOMIA

Cosa sta accadendo? Una spiegazione la fornisce a Formiche.net Gabriele Roghi, responsabile della consulenza agli investimenti di Invest Banca: “L’economia reale è una cosa (al momento ancora in forte difficoltà) – dice – la finanza un’altra. Questa gira solo per effetto della liquidità infinita generata dalle banche centrali che va a comprare qualsiasi cosa si offra sui mercati: ecco da cosa dipendeva il momento propizio per quotarsi. C’è poi un secondo driver delle Ipo: lo Stato, che sembra voler procedere con le privatizzazioni con il fine (molto opinabile a ben vedere) di ridurre il debito pubblico, con il rischio però di svendere degli asset che magari tra qualche tempo con una buona gestione potrebbero essere venduti molto meglio. Più che i dati di bilancio e le prospettive future del management conta la direzione del flusso di liquidità che guida le quotazioni: se continua a essere favorevole basta applicare la strategia di investimento del “finché la barca va, lasciala andare” ma se qualcosa non è gradito a chi dirige il flusso di liquidità allora tutto, indistintamente, torna a essere evitato come la peste, proprio come tre anni fa”.
Forse sta già accadendo, di nuovo.

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