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Non solo Cia. Tutti i dossier che arroventano Washington e Berlino

Le tensioni tra Usa e Germania sul caso Cia sembrano non placarsi. Dietro le iniziali reazioni di natura strettamente politica, a farsi largo sono in verità gli “altri” tavoli pendenti fra le due potenze.

LA SCELTA DELLA MERKEL

La Cancelliera tedesca, assumendo la decisione senza precedenti di espellere il capo della Cia a Berlino, ha scelto una strategia aggressiva. Uno strappo che non sarà facile ricucire rapidamente, dice Paolo Lepri sul Corriere della Sera di oggi. Troppi – secondo il ragionamento di Angela Merkel – i presunti undici anni di intercettazioni continuate sulle sue utenze. Come ha rivelato un report pubblicato dallo Spiegel, i controlli della Cia sarebbero durati dal 2002 al 2013, terminati alla vigilia della visita di Barack Obama a Berlino.

LA DIFESA DEGLI USA

Dallo staff di Obama traspare “stupore” per una mossa che avrebbe spiazzato la stessa Casa Bianca, con Obama che sarebbe stato tenuto all’oscuro di tutto. Jim Hoaglan, premio Pulitzer ed editorialista del Washington Post, dice al quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli che si tratta della cosa “più stupida mai fatta da un’agenzia di intelligence”, dal momento che si tratta di informazioni che si sarebbero potute estrapolare anche da un’attenta lettura dei giornali, senza innescare queste reazioni.

IL NODO DEL TTIP

Ricadute significative potrebbero aversi anche rispetto al TTIP, la partnership per l’apertura dei mercati transatlantici al commercio e agli investimenti. Già a seguito del caso Snowden, in Germania l’opinione pubblica aveva ampliato il solco della propria contrarietà nei confronti della politica economica di Washington. Un passaggio che, come rimarcato anche dal Sole 24 Ore in una analisi di Mario Platero, è estremamente delicato.

ALTRI TAVOLI
Ma l’atteggiamento della Cancelliera (duro e subito reattivo), così come evidenziato in alcuni passaggi da molti analisti e anche da Jonathan Laurence (docente di scienze politiche al Boston College) intervistato da Repubblica, potrebbe essere propedeutico ad altri tavoli che interessano i due Paesi, come la questione relativa alle sanzioni pro Russia sul caso ucraino, senza dimenticare il dossier energetico e il già citato accordo di libero scambio.

CANDIDA ARROGANZA

Di candida arroganza degli Usa parla invece Sergio Romano nel suo fondo sul quotidiano di via Solferino, soffermandosi sulla differenza dell’espulsione decisa dalla Merkel rispetto a quelle (all’ordine del giorno) registrate durante la guerra fredda. Se da un lato l’11 settembre, sottolinea Romano, ha creato un nuovo e inimmaginabile spartiacque nella definizione della lotta al terrorismo, dall’altro ecco proprio la “candida arroganza” degli Usa che sono “usciti male delle ultime guerre, anche se continuano a considerarsi indispensabili”.

I FIVE EYES

La storia della spie Usa in Germania inizia quando la Merkel provò a entrare nell’organizzazione “Five eyes” così come riportò qualche mese fa su Panorama Marco Cobianchi, citando il Financial Times, secondo cui dopo aver saputo dell’esistenza di “Five eyes” e dell’attività spionistica della Nsa, la Merkel ha chiesto alla Nsa che i servizi segreti tedeschi fossero accettati all’interno della organizzazione. In cambio di cosa? Dell’assicurazione che Berlino non venisse più spiata. Ma la richiesta della Merkel fu stata respinta in quanto gli Usa non ammettevano gli ultimi arrivati nella cosiddetta anglosfera.

LO SPIONAGGIO DEI FRIENEMY

L’espulsione del numero uno della Cia a Berlino è considerato ad ogni modo un fatto grave, che per scelta della Cancelliera è stato tale e non ridotto ad un semplice richiamo verbale o ad una segnalazione riservata tra le due capitali. Per Vittorio Zucconi è “un ceffone di poco effetto pratico”, perché la pratica del cosiddetto “spionaggio dei frienemy” continuerà come naturale.

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