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Perché Fitto ha ragione

La Lettera aperta che Raffaele Fitto ha inviato a Silvio Berlusconi è, innanzitutto, coraggiosa. E quest’aggettivo in politica, intendo nella politica di oggi, ha in sé un peso specifico. E’ una missiva audace, sebbene sia stata indotta dalle necessità delle cose, una situazione divenuta in Forza Italia veramente imbarazzante.

La condizione di salute del centrodestra, si sa, è affannosa da un pezzo. L’ascesa di Matteo Renzi senz’altro ha contribuito ad aggravare lo stato di smarrimento, e forse ne è anche l’effetto più nefasto e politicamente più visibile. E nel suo intervento, il politico pugliese mostra con chiarezza non soltanto le contraddizioni che stanno guidando il cosiddetto accordo verdiniano tra Berlusconi e Renzi, digerito con stomaco di ferro da tutto il Pd e assurdamente accolto da Forza Italia, ma anche la vera espressione della logica che fin dall’inizio ne vanifica il risultato: la pura utilità personale. A tenere agganciata l’area berlusconiana alla trattativa non è la condivisione, infatti, di un’idea di Stato, non è il partecipato spirito costituente, ma la pura e semplice opportunità di stare al gioco, di garantire l’avversario per essere garantiti dall’avversario stesso.

Vedremo effettivamente nei prossimi giorni, quanto tali garanzie reggeranno e se l’accordo Renzi-Berlusconi cesserà di esistere alla prima grande difficoltà.

Quello che conta adesso è che Fitto, a proprio rischio e pericolo, la pietra nello stagno l’ha buttata, con forza e pubblicamente. D’altronde, piaccia o no, i voti nella sua regione lui li ha presi più di tutti, in un trend decisamente negativo a livello nazionale come le scorse europee.

Ebbene, al di là della diagnosi e dei giudizi personali, vi è un fondamentale tema che l’intervento di Fitto mette in luce, molte volte sollevato anche qui su Formiche.net da molti interventi. L’ipnosi renziana del centrodestra, la quale, conviene ricordare, ha motivazioni solo utilitaristiche, sta ritardando una vera discussione che nel centrodestra dovrebbe essere aperta all’istante, a proposito dell’identità popolare e conservatrice italiana. Più ancora che per il PD, che ha un leader che si sostituisce alle manchevolezze di tutti, per il centrodestra è essenziale e urgente trovare subito dei riferimenti ideali che si sostituiscano alla mancanza di leadership e possano poi essere incarnati da una o più persone che ottengano voti intorno ad un progetto concreto.

In fin dei conti, perché, con Renzi che si comporta formalmente come un popolare e difende berlusconianamente la continuità verso una politica concepita come pura retorica, un elettore italiano dovrebbe votare per il centrodestra, sia esso l’NCD o Forza Italia?

Questa è la vera domanda inevasa che circola tra gli elettori moderati.

Insomma, si può essere in dissenso su quanto si ritiene essere un valore fondamentale del popolarismo italiano, ma non si può eliminare ogni idea insieme con ogni discussione, pensando che basti accodarsi con Renzi e solidarizzare con Berlusconi per sopravvivere e avere un minimo di dignità politica.

Costruire un progetto che sia incarnazione di un’idea stabile e permanente dell’Italia, ragionare nei termini di una democrazia intesa come materializzazione di un patrimonio umano e imprenditoriale eccezionale, riaffermare in modo forte la soggettività comunitaria nello Stato e in Europa, rendere l’immagine politica nazionale conforme alla realtà di una società, che si regge su famiglia, lavoro e risparmio, ebbene tutto ciò è quanto descrive solo alcuni dei valori culturali del centrodestra. Quali si vogliono perseguire come prioritari? Come si vogliono valorizzarli oltre Renzi? Con quale alternativa al PD è possibile aggregare e far vincere i moderati?

Perché è unicamente partendo da tali principi che si motiva una riforma della giustizia e della pubblica amministrazione, una riorganizzazione scolastica, una riforma fiscale, che lanci le nostre imprese in Italia e all’estero. In caso contrario, il centrodestra dovrà contentarsi di evitare mali peggiori e morire un po’ più tardi.

Oltretutto, nessun partito di minoranza, in condizioni di opposizione e debolezza, collabora a delle riforme che si mostrano come un pantano che serve solo a tenere al potere il segretario di un partito concorrente. Perché, invece di logorarlo, si finisce per logorarsi con lui.

Fitto, insomma, ha ragione: nessuno voterà mai un centrodestra che ragiona così e gestisce in questo modo il proprio mandato popolare. E’ una questione d’identità che va recuperata, pensata e comunicata, e non rimossa, seppellita e regalata al PD. Anche perché il cimitero politico è pieno di collaborazioni inutili e false accondiscendenze di circostanza.

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