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Ecco perché la Libia non può essere abbandonata

Il nuovo Parlamento libico effettuerà la sua prima sessione di lavori il 1° agosto. La scelta di Bengasi come sede dell’assemblea è rischiosa, ma ha come obiettivo politico lanciare un messaggio di ordine delle nuove istituzioni, lì dove ora regna il caos. I parlamentari scelti nelle elezioni di giugno delibereranno dall’hotel Tibestir, il più grande di Bengasi, la città dove l’11 settembre del 2012 è stato ucciso l’ambasciatore americano Christopher Stevens in un attentato alla sede diplomatica.

IL CONTROLLO AEREO

I controllori aerei della Libia hanno convocato uno sciopero in protesta per i bombardamenti delle milizie che combattono per il controllo dell’aeroporto di Tripoli. Le sparatorie sono durate quattro giorni e hanno lasciato 15 morti e almeno 20 aerei distrutti. Anche quello di Misurata è stato colpito giorni prima. La lotta per il controllo degli aeroporti è la nuova sfida tra i ribelli. La situazione ha provocato il ritiro temporaneo del personale delle Nazioni Unite nel Paese.

IL PREZZO DEL PETROLIO

La National Oil Corp (Noc) sostiene che la produzione è di 470.000 barili al giorno grazie ad un aumento dell’estrazione nel giacimento di El Sharara. Nonostante la produzione petrolifera cerchi di riprendersi e sia arrivata in alcuni momenti a 588.000 barili al giorno, la Libia non è neanche l’ombra di quello che era. A luglio del 2013, prima degli attentati ai giacimenti e porti petroliferi, il Paese produceva 1,4 milioni di barili al giorno. La Noc ha confermato che a causa di una protesta è stata chiusa la produzione del porto petrolifero di Brega, ad est della Libia, che produceva 43mila barili al giorno. Non è prevista una riapertura a breve. L’effetto è l’aumento del prezzo del greggio. Il Brent ha raggiunto la cifra di 115 dollari al barile, il livello più alto dallo scorso settembre.

EMERGENZA REGIONALE

Dalla caduta del regime di Muammar Gheddafi la violenza in Libia non si è più fermata. Un rapporto dell’Institute for Economics and Peace indica che tra i Paesi che più sono regrediti in termini di stabilità (indice di pace) c’è la Libia, con una pericolosa incursione di attività terroristica. Per il generale americano David M. Rodriguez, direttore di Africom con 28 anni di esercizio nell’esercito degli Stati Uniti, compresi servizi in Afghanistan e in Iraq, l’instabilità della Libia ha avuto impatti sulla sicurezza regionale. “Confini porosi della Libia hanno permesso il flusso di combattenti, armi, munizioni, risorse, ideologia e tattiche, tecniche e procedure. Affrontare le sfide di sicurezza connesse con l’instabilità in Libia richiederà uno sforzo regionale e internazionale coordinato”, ha detto in un’intervista pubblicata dal quotidiano Asharq Al-Awsat.

BISOGNO DI PACE

Sembra urgente la necessità di un nuovo intervento di peacekeeping della comunità internazionale in Libia per evitare l’allargamento dell’instabilità e il terrorismo. I Paesi vicini alla Libia non sono in condizioni migliori: tra Egitto, Sudan, Nigeria e Repubblica centrafricana il quadro regionale è preoccupante. Arginare i principali focus di violenza sembra essere una delle poche soluzioni immediate. Per adesso.

Ecco un video del Guardian degli attacchi all’aeroporto di Tripoli lo scorso sabato


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