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Azerbaijan-Italia, un pasticciaccio armeno?

Per il governo italiano all’estero sarà un’estate di passione. La presidenza del semestre europeo per l’Italia è da una parte un modo per dimostrare di “esserci” sui tavoli che contano, dall’altra una strada sdrucciolevole dove si può scivolare con facilità, come dimostra la recente vicenda della candidatura di Federica Mogherini alla poltrona di Alto rappresentante per gli Esteri dell’Unione europea.

Proprio per questo, mai come adesso il governo di Matteo Renzi è sotto la lente di ingrandimento dei governi del Club dei 28 e dovrà dimostrare di essere coerente con gli impegni presi, sia in Italia che oltre i confini. E certo non aiuta una vicenda molto controversa che al momento è rimasta sottotraccia, ma che potrebbe esplodere all’improvviso a discapito dell’Italia (e della sua immagine) proprio durante il semestre europeo.

La pietra dello scandalo viene dalle steppe dell’Azerbaijan, Paese noto per due cose: il petrolio e la dittatura degli Aljiev, una dinastia di despoti che disdegna l’osservazione dei più elementari diritti di base, sia civili che umani, e che ha il vezzo di chiudere in galera (quando sono fortunati) giornalisti e oppositori.
Con l’Azerbaijan l’Italia intrattiene rapporti commerciali, esattamente come il resto dei Paesi europei, Gran Bretagna in testa. Questo perché in un mondo a due velocità i diritti umani seguono una strada parallela rispetto alle necessità economiche. In particolare, l’ex premier Enrico Letta si è formalmente impegnato con Baku per la realizzazione del mega gasdotto TAP, che dovrebbe portare gas da Baku a San Foca (Lecce), per poi venderlo in tutta Europa. Un progetto colossale, che però si sta scontrando con i localismi tipici di una politica miope e incapace di fare i conti col futuro e – cosa ancora più grave – incapace di mantenere gli impegni presi.

Il presidende Ilham Alijev (nella foto) è recentemente stato in Italia, per parlare di TAP e non solo. E qui si crea il caso. Nei giorni precedenti alla visita di Alijev è stato negoziato dalle due diplomazie un documento che definirlo imperfetto è un eufemismo, secondo gli addetti ai lavori, e in cui sembra che l’Italia abbia dimenticato le posizioni consolidate di UE ed OSCE in merito alla questione azera e alla “guerra congelata” tra Azerbaijan e Armenia in Nagorno Karabakh.

Qualcuno alla Farnesina si accorge del trappolone azero e blocca la pubblicazione del testo ufficiale. Il timing della vicenda è cruciale. Aljiev arriva a Roma il 14 luglio e il 16 luglio a Bruxelles l’Italia si gioca la partita per l’assegnazione della poltrona di capo della Diplomazia Ue a Federica Mogherini. I francesi sono co-negoziatori del Gruppo di Minsk sul Nagorno Karabakh, al fianco di americani e russi, e avrebbero potuto rinfacciare a Renzi e alla sua ministra degli Esteri la sbavatura pro-azera sul conflitto congelato. Ed ecco che la diplomazia italiana propone all’Azerbaijan di lavorare su un nuovo testo.

Ma Alijev è un satrapo vecchio stile e se ne infischia, dando ordine al suo ambasciatore a Roma di pubblicare il documento “congiunto” Italia-Azerbaijan di partnership strategica, sia su Facebook che sul sito ufficiale dell’ambasciata azera. Intanto, la poltrona per Mogherini a Bruxelles vacilla e i funzionari della Farnesina capiscono che è meglio non creare altri disastri e si mettono a lavorare sul testo della dichiarazione congiunta con Baku.

Ma le posizioni sono ambigue e scivolose. Quella del ministero degli Esteri nei confronti del regime azero è un balbettio inascoltabile. Insomma, il governo non prende una posizione netta e da Baku dicono quello che vogliono, spacciandolo per dichiarazioni ufficiali rese dal governo italiano. Come quando la propaganda del regime azero consegna una nota all’agenzia Interfax, nella quale si dice che “L’Italia supporta la soluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh nel quadro dell’integrità territoriale dell’Azerbaijan”.

Il che equivale a dire che “improvvisamente” l’Italia ha cambiato posizione rispetto all’UE e all’OSCE, e anche rispetto a se stessa, visto che il nostro Paese è membro del Gruppo di Minsk e ha sempre assunto una posizione neutrale sul conflitto tra Armenia e Azerbaijan. Insomma, è menzogna totale, ma d’altronde cosa ci si può aspettare da uno dei regimi più longevi del mondo?

A fronte di questo, c’è da dire che il governo è stato distratto da altre questioni interne ed europee assai vischiose, ma a questo punto, però, sarebbe necessario fare chiarezza e farla subito.

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