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Cnel, siamo proprio sicuri che sia un ente inutile? E l’Aran?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

L’ex giovincello Renzi (un uomo di 39 anni può ancora essere considerato “giovine”?) è pieno-zeppo di certezze assolute. Da quella di essere il miglior fico del bigoncio PD (e dell’intero bastimento politico italiano) a quella di essere in grado di cambiare l’Italia in 100 giorni (febbraio 2014), in 1000 giorni (giugno 2014), in 1825 giorni (20 Luglio 2014). Come? Con radicali riforme istituzionali (finora, buio assoluto), con il job-act (disperso nei cassetti delle commissioni parlamentari), con la riforma della P.A.: decreto legge da convertire entro Agosto e decreto legislativo dal percorso infido. Certezze assolute, per il suddetto.

Tra queste, l’inutilità dei sindacati e delle parti sociali, l’inutilità delle Province, l’inutilità del CNEL. Ricordate? “Cancelleremo il Senato ed il CNEL!”. Era febbraio… Il Senato resterà, con funzioni tutte da decrittare. Il CNEL morirà, forse. Chi scrive pensa che non esalerà l’ultimo respiro prima del 27 Luglio 2015, conclusione fisiologica dell’attuale Consiliatura. Per Renzi e per il renzismo, il CNEL rappresenta un Ente inutile, da sopprimere, perché – pensa il Nostro- “costa troppo (circa 20 milioni di euro/anno) e rende poco”.

Chi scrive è uno dei 64 Consiglieri sopravvissuti al massacro, ossia al taglio di altri 64 Consiglieri, effettuato dal governo Monti, con un decreto legge che molti hanno considerato incostituzionale, con conseguente azione legale, di autotutela.

Che in Italia ci siano migliaia di Enti inutili, tutti lo sanno, ma nessun governo – negli ultimi 40 anni – ha radicalmente sfrondato l’albero in questione, anzi, quasi tutti i governanti lo hanno rinvigorito, aggiungendo Authorities ad Authorities, controllori su controllori, Partecipate a Partecipate, Società miste a Società miste. Migliaia di posti di sottogoverno, da affidare ai membri degli apparati, aggiungendo costi a costi e favorendo la “tangentopoli continua”. Il Mose (inutile, come dimostra la storia millenaria della Serenissima) e l’Expo ( dalla tempistica inquietante) non saranno gli ultimi esempi di tangentopoli, politica e personale.

Ma, ritorniamo al sodo. Il CNEL sarà anche un ente inutile, ma – ad oggi – è l’unico “SITO” (=posto) ove le parti sociali di questo Paese possono discutere, con calma ed in modo approfondito, dei veri problemi del Paese stesso, senza nessuno stress legato alle competizioni contrattuali o alle competizioni elettorali.
Sono molti gli esempi, relativi a questa attività, poco pubblicizzata e – purtroppo- quasi ignorata dai nostri governanti. Per colpa loro, non del CNEL.

Un esempio, su tutti. Il CNEL (ai sensi della legge 15/2009) ha il compito di redigere la Relazione annuale al Parlamento ed al Governo sulla qualità dei servizi pubblici offerti dalla P.A. ai cittadini ed alle imprese, nonché di “promuovere ed organizzare una Conferenza annuale sull’attività compiuta dalle amministrazioni pubbliche, con la partecipazione delle categorie sociali ed economiche, delle associazioni dei consumatori, di esperti… per il confronto sui servizi resi dalla P.A. e sui problemi emergenti”. La redazione della Relazione annuale avviene per opera della Va Commissione Consiliare CNEL, con la collaborazione di un gruppo di lavoro interistituzionale (CNEL-ISTAT-CENSIS).

La Relazione 2014 (giunta alla quinta annualità) punta a costruire un sistema informativo sulle performances della P.A. verso i cittadini. Detto sistema e la valutazione degli indicatori di benessere (BES) costituiscono una premessa indispensabile – in un Paese “normale e civile”- per una impostazione razionale della costruzione programmatica del bilancio pubblico, per il controllo di gestione, per l’analisi dell’impatto della spesa finale per le imprese e per i cittadini.
Molte parole, per esprimere un concetto chiaro: un bilancio pubblico “onesto” deve basarsi su dati certi, attendibili, affidabili. La Relazione finale sarà disponibile a Dicembre 2014, ma mercoledì 23 Luglio (dalle ore 10,30) il CNEL presenterà il “progress report” della stessa, a Villa Lubin (Viale Lubin ,2-Roma).

A chi ci legge interesserà poco, ma alla Relazione hanno lavorato 71 persone, con competenza e con passione. Un impegno “apparentemente normale e senza spese aggiuntive” pur in questa Italia, zeppa di contraddizioni. Una Relazione che dovrebbe essere letta dai nostri governanti, Carlo Cottarelli incluso, e non abbandonata su scaffali polverosi, come è successo al disegno di legge sulla riforma del bilancio, presentato dal CNEL al Parlamento in base all’art. 99 della Costituzione.

Come si vede, il CNEL produce. Non noccioline ma testi e proposte utili per il Paese. Spetta a chi ci governa, usare questi “prodotti”. Ma dubitiamo che il governo Renzi sia in grado di usare al meglio i frutti del CNEL. E non si tratta di frutti avvelenati. “Ma il CNEL deve morire”. L’ARAN (molto più inutile, in assenza di contratti pubblici dal 2010 a 2020) sopravviverà alle folate renziane, il CNEL no.

Una volta tanto, ci piacerebbe che Renzi passasse dalle facili battutelle ai ragionamenti “pesati”. Ma non succederà, solo che si consideri il modo con cui il Nostro è stato “nominato” dirigente, dell’azienda familiare. Dirigente, ora, a carico dello stato. Insomma, uno “spoil system ad personam”.

O sbaglio?

Stefano Biasioli

consigliere CNEL 2010-2015

segretario generale Confedir

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