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Irak, chi è il nuovo presidente. Svolta o nuovo impasse?

Iraq, cosa c’è dietro Fouad Massoum (in foto), politico curdo di lunga data ed ex guerrigliero, nominato nuovo presidente del Paese: un passo importante nella formazione di un nuovo governo o un altro intralcio che rafforzerà l’impasse e la violenza?

IRAQ
Da tempo ormai la comunità internazionale e le autorità religiose irachene hanno chiesto un cambio di passo, descrivendo questo avvicendamento come cruciale per affrontare la crescente insurrezione sunnita.

CHI E’
Ha conseguito un dottorato in filosofia islamica e ha contribuito a redigere la nuova Costituzione irachena dopo l’invasione guidata dagli americani. Massoum sostituisce Jalal Talabani, che è stato presidente dal 2005 ed è stato visto come una figura unificante -rara- tra molte fazioni irachene, ma è stata in gran parte assente dalla scena politica da quando un ictus lo ha colpito a fine 2012. I curdi si sono concentrati sul nome di Massoum dopo un lungo vertice nella notte di mercoledì a Baghdad. Dopo due turnate di votazione in Parlamento, il signor Massoum ha ricevuto 211 voti su 269 e subito ha giurato.

PERCHE’
Ex guerrigliero, Massoum è stato protagonista della rivolta armata contro Saddam Hussein. A questo punto la prossima mossa sarà la scelta di un nuovo primo ministro, chiaramente più complessa e articolata, ma quantomeno con la nomina di Massoum, sostengono alcuni analisti, il cammino è stato avviato.

ATTACCHI
Punto di criticità resta sempre la violenza degli attacchi che ormai quotidianamente stanno uccidendo civili e militanti sunniti. L‘Isis sta progressivamente consolidando il controllo di gran parte del nord e dell’ovest dell’Iraq.

NO MALIKI
Il premier uscente ha, non da oggi, insistito sul fatto che cercherà un terzo mandato come primo ministro, ma sembra sempre più improbabile che i suoi sforzi per rimanere al potere avranno successo. Secondo alcuni funzionari americani, Maliki è diventato un elemento di aspra divisione, ragion per cui non può essere il nome su cui costruire un nuovo percorso di condivisione, indispensabile per condurre l’Iraq fuori dalla sua crisi attuale.

ALTRI SOGGETTI
Gli Usa non sarebbero i soli a non gradire Maliki, anche altre fazioni interne al Paese spingerebbero per un’altra candidatura. All’orizzonte sembrerebbe esserci quindi la ricerca di una nuova leadership, come hanno ribadito gli influenti leader iracheni sciiti e di altre fazioni politiche, sunniti e curdi, ma anche molti della maggioranza sciita.

ONU
Poco prima della votazione che ha incoronato Massoum, il numero uno dell’Onu Ban Ki-moon in una video conferenza a Baghdad ha detto che “l’Iraq si trova ad affrontare una minaccia esistenziale, ma può essere superata attraverso la formazione di un governo completamente inclusivo, un governo in grado di affrontare le preoccupazioni di tutte le comunità, compresa la sicurezza, le questioni politiche, sociali ed economiche”.

PORTAVOCE
Una settimana fa un’altra elezione significativa per la vita democratica del Paese, ovvero la nomina del moderato islamico Salim al-Juburi al ruolo di speaker della Camera.

REAZIONI
Intanto nel Paese la prima reazione a questa tornata di nomine è stato un altro attacco ad un convoglio di prigionieri nei pressi di Baghdad che ha fatto registrare almeno sessanta vittime. Inoltre a Mosul, la seconda città più grande del Paese, i militanti dell’ISIS hanno ordinato che tutte le ragazze e le donne, subiscano mutilazioni genitali femminili, secondo quanto riportato dalla Reuters. Jacqueline Badcock, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Iraq, ha detto che nella città curda di Erbil c’è “grave preoccupazione” e l’assurdo provvedimento potrebbe interessare fino a quattro milioni di persone.

COSTANTE
L’attacco ai prigionieri della base militare a Taji, a nord della capitale, è simile a due casi accaduti il mese scorso, che sono considerati come alcuni dei peggiori abusi settari. In occasione di tali attacchi, i detenuti sono stati giustiziati da miliziani sciiti e forze di sicurezza governative. A Baquba, a nord est della capitale, sono morti in 44, tutti sunniti. Mentre a Hilla, a sud di Baghdad, circa 70 prigionieri sono stati giustiziati sul lato di una strada.

HUMAN RIGHT
Secondo l’ultimo report stilato dall’organizzazione Human Rights Watch, almeno 255 prigionieri in sei città irachene sarebbero stati giustiziati nelle ultime settimane. “Le uccisioni extragiudiziali di massa – si legge nel report – potrebbero essere la prova di crimini di guerra o crimini contro l’umanità, e sembrano essere uccisioni per vendetta”.

MINORANZE
Minoranze in pericolo in Iraq, ha osservato ieri il New York Times in un lungo editoriale in cui ha messo l’accento sul fatto che mettere fine alla persecuzione dei cristiani e delle altre minoranze è solo un motivo in più per il Parlamento iracheno chiamato a scegliere un nuovo primo ministro in grado di unificare il paese e portare le forze militari a sconfiggere l’ISIS. E “il signor Maliki non è quella persona”.

twitter@FDepalo

 

 

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