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Obama chiede alle aziende Usa di essere patriottiche

Gli effetti “distruttivi” della crisi economica sono stati spesso paragonati a quelli di una guerra. Un sentimento su cui ha fatto leva l’appello del presidente Barack Obama alle corporation americane ad essere patriottiche e “non disertare“, spostandosi all’estero per pagare meno tasse.

L’APPELLO AL CONGRESSO

La delocalizzazione non è solo un problema italiano. E per contrastarlo, il presidente Usa ha chiesto in un’intervista alla Cnbc (in basso il video integrale) anche l’aiuto del Congresso, che dovrebbe agire per rivedere il sistema delle aliquote fiscali: la sua mancanza di azione “blocca l’economia“.

RISCHIO BOLLA?

Il capo di Stato americano ha parlato anche del recente balzo di Wall Street e di una sua possibile bolla. Ha poi espresso un plauso al fatto che la Fed si sia giustamente concentrata sulla riduzione della disoccupazione, sottolineando che i bassi tassi di interesse stanno probabilmente spingendo la borsa americana.

L’ATTACCO AI “DISERTORI”

Il cuore del suo discorso, però, ha toccato il fisco, usando termini estremamente diretti, con riferimenti nemmeno troppo nascosti alle grandi multinazionali della Rete con sede in Irlanda o nazioni simili.

“Trasferire il proprio indirizzo tecnico” in un altro Paese per aliquote fiscali più basse – ha rimarcato Obama preoccupato dal numero crescente di aziende americane in fuga – “non è giusto” anche se legale. Imprese che così facendo “rinunciano alla cittadinanza americana, dichiarano di avere la sede da un’altra parte anche se la maggior parte delle
loro attività è qui. Alcuni le chiamerebbero “disertori”.

L’AMPIEZZA DEL FENOMENO

Se in Europa il fenomeno è già consolidato, anche oltreoceano ci si inizia a preoccupare per quello che Capitol Hill definisce “un virus che sembra moltiplicarsi di giorno in giorno“.

Alcune stime (a fine paragrafo i grafici) parlano di almeno 25 grandi aziende Usa che starebbero valutando acquisizioni straniere per cambiare domicilio e pagare meno imposte.

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Tra queste il colosso farmaceutico Pzifer, che per farlo ha provato senza fortuna ad acquistare AstraZeneca. Negli Stati Uniti – spiega Bloomberg – al momento la tassazione sul reddito delle società è al 35%, una delle più alte al mondo; e anche i profitti realizzati oltre confine sono soggetti all’imposizione fiscale americana una volta rimpatriati. Per questo oltre 500 miliardi di dollari sono tutt’ora fermi su conti off-shore.

Obama critica le aziende americane che “disertano”. L’intervista alla Cnbc

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