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Verso l’alternativa popolare

Anche se con qualche lentezza sta prendendo forma una prima significativa risposta politica al nuovo centralismo democratico del Pd o – se si preferisce – di Matteo Renzi.
Si tratta in sostanza di un cammino che tende ad una vera e propria alternativa popolare al neocentralismo renziano, ma che non nasce dalla riaffermazione di una qualche continuità con il Pdl dapprima, o con le ripetute intenzioni neofederative del centrodestra ispirate da quella che è oggi Forza Italia.

Vi è stata infatti – anche nell’ultima riunione del Consiglio nazionale dell’Udc – una sostanziale accettazione di quello che appare un primo – anche se non esclusivo -progetto di alternativa popolare alla nuova ed insidiosa centralità del Pd di Renzi.
Si è infatti in presenza di una ribadita affermazione delle ragioni che inducono a preferire la continuità di appartenenza al governo Renzi pur accentuando – almeno nelle dichiarazioni – l’essenzialità della sua natura di coalizione e non di monocolore del governo medesimo.

Si pone infatti in evidenza che si tratta sempre più di una coalizione in qualche modo simile a quella oggi esistente nella Germania federale, caratterizzata come questa è da un governo di coalizione tra popolari e socialdemocratici.
Siamo pertanto in presenza di una accentuazione della natura popolare dell’appartenenza al Governo Renzi di quanti continuano a dichiararsi alternativi alla sinistra proprio perché popolari, e quindi decisi a rendere sempre più visibile la natura di coalizione politica del governo medesimo.

Questa scelta popolare e continuista allo stesso tempo non esclude in alcun modo la conclusione di una
più larga appartenenza al popolarismo italiano anche da parte di chi – proprio come nel caso di Forza Italia – risulta oggi esterno alla maggioranza di governo, pur partecipando in modo decisivo alla definizione della strategia di riforme costituzionali ritenuta del tutto compatibile con il mantenimento di una formale posizione di opposizione politica al programma per così dire ordinario del Governo Renzi.

Si tratta di un cammino che non è pertanto conclusivo della costruzione di una alternativa popolare complessiva alla centralità renziana di oggi.
Si tratta comunque di un cammino che pur non escludendo in via astratta una convergenza politica con i Fratelli d’Italia e con la Lega Nord, pone una questione molto rilevante di programma: la strategia europea complessiva che i sostenitori della cultura popolare ritengono assolutamente necessaria.
Si tratta pertanto di una fondamentale questione politica perché essa attiene in particolare non solo alla anche formale accettazione dell’euro quale parte ineludibile del processo europeistico in atto, e della complessiva strategia dell’asilo politico e dell’immigrazione, anche se essa ha ancora profili europeistici e nazionali da definire.

L’affermazione della natura popolare dell’alternativa al neocentralismo di Renzi tende pertanto ad attenuare di molto i profili personalistici che hanno a lungo caratterizzato la definizione del centro-destra italiano, anche se talvolta è stato faticosamente componibile con il popolarismo europeo.
Le scadenze economico-finanziarie (legge di stabilità in particolare) e quelle politico-programmatiche (elezioni regionali in Emilia-Romagna e in Calabria) previste per prossimo autunno, finiranno pertanto con il rendere sempre più evidente che l’alternativa popolare al renzismo non tende ad una qualche forma di un nuovo partito di centro, ma ad una vera e propria centralità politico-programmatica da costruire con una ben più larga alleanza popolare.

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