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Cdp Reti tra cinesi e fondazioni bancarie (con un occhio a Intesa Sanpaolo?). L’analisi di Galietti

Non tutte le cessioni sono uguali e quella con cui l’Italia si appresta a consegnare a State Grid Corporation of China il 35% di Cdp Reti (Snam e Terna), è più che un’operazione puramente economica.

L’energia e le sue reti di distribuzione sono asset fondamentali dell’economia di un Paese, poiché costituiscono parte di quello che gli esperti riassumono con il termine di interesse nazionale.

Quali sono dunque le implicazioni geopolitiche e di sicurezza di un accordo con un partner così ingombrante come Pechino? (Alcuni dubbi sono stati sollevati su Formiche.net da Carlo Pelanda e Giulio Sapelli). E perché l’appetito della Cina per le risorse energetiche statali italiane è così grande?

I DUBBI

Secondo l’analista Francesco Galietti, ceo della società di consulenza Policy Sonar, quello delle reti di distribuzione di gas ed elettricità è un’area estremamente sensibile: “Altri Paesi europei hanno rifiutato di permettere a investitori stranieri di entrare nelle loro reti, consentendo di farlo sono in singoli segmenti produttivi“.

Non erano pochi alla vigilia, e non lo sono ancora oggi, i dubbi sull’accordo italo-cinese.

LE MIRE CINESI

L’investimento di China State Grid – spiega Galietti – potrebbe rappresentare per l’azienda asiatica un’opportunità importante per mettere in atto la sua strategia di espansione“. Il colosso cinese entra in Cdp Reti in un momento di forte crisi per le municipalizzate italiane; “per evitare il loro tracollo potrebbe esserci a breve un’ondata senza precedenti di privatizzazioni“.

IL PUNTO DI VISTA ITALIANO

Per quanto riguarda l’Italia, invece, il governo ha bisogno di raccogliere quanto più denaro possibile, dal momento che “le privatizzazioni annunciate non hanno preso la piega sperata“.
Infine, una presenza cinese più forte a Roma comporta anche una maggiore vicinanza agli azionisti di minoranza di CDP, le fondazioni bancarie (sondate per rilevare quote di Cdp Reti, come scritto da Formiche.net). “Per molti anni questi giocatori domestici – prosegue l’analista – sono stati senza dubbio un elemento cardine di un anello chiuso dell’architettura finanziaria in Italia. Oggi che le fondazioni sono a corto di denaro, la necessità di un partner straniero potrebbe diventare pressante per mantenere il controllo sulle banche nazionali“. Incluso Intesa Sanpaolo, ipotizza Galietti.

LE MODALITA’

Solitamente la cessione di asset sensibili è oggetto di una valutazione preliminare da parte di varie entità come l’intelligence, i ministeri della Difesa, dello Sviluppo economico, del Tesoro e lo stesso ufficio del premier. “In questo caso – conclude Galietti – essendo Cdp a controllo statale, ciò indica il supporto totale del governo all’operazione“.

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