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Siamo proprio sicuri che la riforma del Senato sia vitale per l’Italia?

Un tempo i governi e le monarchie utilizzavano la politica estera come diversivo per distrarre l’opinione pubblica nazionale dai problemi interni del Paese.

Oggi oltre alla politica estera qualcuno ci vuole fare credere che la riforma del Senato è prioritaria per l’Italia e senza quella riforma il Paese non riparte.

Se riformare il Senato per il governo Renzi vuol dire risparmio, invece di intestardirsi su questa riforma, il governo poteva fare la cosa più semplice: ovvero ridurre il numero dei senatori e dei deputati.

Ma così come è concepita questa riforma, poco chiara ai cittadini, potrebbe apparire come un mezzo renziano per mettere alla prova la maggioranza, il Patto del Nazareno per poi dire ai cittadini vedete non si può governare, quindi meglio andare alle urne.

In fondo di tutte le promesse di riforme fatte da Renzi, che dovevano procedere con il ritmo di una al mese, abbiamo visto ben poco. Sì, è vero che ha messo in busta paga i famosi 80 euro in più al mese per i redditi bassi (comparsi in busta paga con la dicitura Bonus Governo Renzi), ma a sentire i beneficiari con una mano li ha dati e con un braccio, pieno di piccole nuove tasse o arrotondamenti di altre, anche a livello locale, se li è ripresi.

Peccato, infine, che riformare renzianamente il Senato non serve a far ripartire l’economia del Paese.

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