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Renzi vuole davvero la riforma del Senato o andare solo al voto anticipato?

Nella Piazza del Mercato di Salisburgo, di fronte alla ‘Collegiata’ (la Chiesa dell’Università) c’è una birreria che risale al 1300. Ogni anno si danno convegno alcuni anziani signori e signore che hanno tre cose in comune: a) avere studiato alla Università Johns Hopkins a Bologna ed a Washington nel 1966-68; b) avere in comune la passione per la musica; c) avere avuto carriere non malvagie. Tra loro, una signora è stata Presidente della Corte dei Conti tedesca, prima, e dell’Unione Europea, poi; un altro è stato direttore generale del Ministero dell’Economia e delle Finanze dell’Austria; un altro ancora ai piani alti della City Corp e della Deutsche Bank; un altro infine è stato Avvocato dello Stato della Repubblica Francese. Non manca qualche economista e un paio di italiani.

Tra i “germanici” almeno due si sono laureati in giurisprudenza sia in Patria sia all’ateneo felsineo. Un paio hanno seconde case in Italia e vi passano alcuni mesi l’anno.
Con circa cinquant’anni di amicizia sulle spalle non si parla solo di musica, ma anche di politica. Naturale scambiare opinioni sulla situazione italiane tanto più che sia la Banca centrale europea sia il Fondo monetario considerano il Belpaese quello da cui può scatenarsi il peggior contagio rispetto al resto dell’eurozona sia per l’alto debito pubblico sia per i rischi di deflazione che del debito farebbe aumentare il peso.

Il nodo è se il Presidente del Consiglio Matteo Renzi voglia davvero portare in porto un programma di riforme istituzionali o “stia facendo ammuina”, ossia il tentativo di riforma della Costituzione non nasconda il progetto di andare alle urne con una legge elettorale quanto più prossima all’attuale.

Secondo tedeschi e austriaci, c’è un indizio molto forte (che lo sta rendendo poco credibile in Europa): la riforma costituzionale all’attenzione del Senato non prevede nulla per sospendere, allentare od abrogare quella “legge costituzionale rafforzata” sul pareggio di bilancio, varata frettolosamente per dare l’impressione di essere i primo della classe.

Sarebbe, infatti, bastato ratificare (come è stato fatto) il Fiscal Compact ed applicare con rigore (come non viene fatto) il vecchio art.8 1 della Costituzione. Con la deflazione in arrivo, la “legge costituzionale rafforzata” lega mani e piedi in materia di politica di bilancio e può scatenare forte contrasti sociali.

Una svista? Il frutto di mancanza di esperienza e del lavoro di consiglieri non all’altezza del compito? Oppure una maliziosa furbizia fiorentina per fare saltare il tavolo, accusando i “gufi” di ogni male. E correre alle urne, mettendo sul piatto anche la sospensione ove non la soppressione della “legge rafforzata” sul pareggio  di bilancio che sta facendo i primi passi?

Il gruppaccio della birreria di Salisburgo ha letto Machiavelli e Guicciardini e propende per questa ultima ipotesi.

Che ne pensano i lettori?

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