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Perché (forse) sta tramontando il centro-sinistra. Parla Paolo Franchi

“Il Presidente del Consiglio non vuole la mediazione, vuole la resa dell’opposizione. E rivela una supponenza culturale nei confronti delle minoranze”. Le parole di accusa pronunciate dal leader di Sinistra e Libertà Nichi Vendola sulle pagine di Repubblica rendono tangibile lo stato dei rapporti tra due forze che fino a pochi mesi fa costituivano i partner naturali di un’alleanza progressista.

La percezione è che la virulenza dello scontro tra SEL e Partito democratico sulla revisione del Senato rifletta una tendenza molto più profonda. Fenomeno che il governatore della Puglia riassume così: “Matteo Renzi vuole farci entrare in una stagione nella quale l’alleanza con la destra perde il suo proclamato carattere di emergenza e diventa una strategia di lungo respiro”.

Che succede nel centro-sinistra e tra renziani e vendoliani? Ecco l’opinione di Paolo Franchi, editorialista del Corriere della Sera ed ex direttore del Riformista.

Le accuse di Nichi Vendola a Matteo Renzi sono fondate?

Rilevo un sovraccarico dei toni che coinvolge un po’ tutti. È difficile consegnare la palma del vincitore a chi straparla di più. Senza dubbio il leader di SEL esaspera il problema. Ma contribuisce ad accrescere la tensione un premier che rappresenta chi non concorda con lui come gente ancorata alla poltrona.

Chi ha ragione nel merito della riforma costituzionale?

Il governatore della Puglia ha posto molti punti condivisibili, visto che il combinato disposto del Senato, dell’Italicum e del nuovo Titolo V non è entusiasmante dal punto di vista democratico. A me stupisce vedere attempati supporter del Presidente del Consiglio che fino ad alcuni anni fa si stracciavano le vesti contro l’abrogazione del voto segreto.

Gli esponenti di SEL rivendicano la valanga di emendamenti come trincea incoercibile di libertà.

È difficile stabilire la misura dell’attaccamento alla libertà computandola sulla base del numero degli emendamenti a un testo di legge.

Quale ruolo vuole ritagliarsi Sinistra e Libertà?

L’obiettivo politico di Vendola e SEL emerge in una battuta che ricorre spesso nei loro ragionamenti: “Se Renzi ogni tanto in un momento libero facesse una telefonata anche a noi oltre che a Denis Verdini….” Una frase che ci interroga sull’effettiva esistenza di un oggetto politico di centro-sinistra. Nel caso di risposta positiva, deve esservi un confronto e un compromesso. Ma Renzi ha tirato la corda in modo significativo. Se invece il premier privilegia l’intangibilità del Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi, o persegue la visione di un PD libero da alleanze come retaggi del passato, il discorso cambia.

Il governatore della Puglia ha spazi di protagonismo politico?

Per ora la riflessione critica di Vendola sul terreno istituzionale non appare proficua in termini elettorali, visto che prevale un atteggiamento dell’opinione pubblica favorevole al percorso spedito promosso da Renzi. Approccio poco propenso a fare sottigliezze. Ma se ci trasferiamo su problemi più roventi per il “popolo della sinistra”, tutto diventa più complicato per il premier. Soprattutto se nel prossimo autunno lo stallo sulla riforma costituzionale si salderà a un quadro economico-sociale molto pesante.

Vendola aspira a interpretare tutto il mondo a sinistra del PD?

Senza dubbio. Un’area ben più vasta della percentuale di consensi di SEL e che, senza sfociare nei gruppi antagonisti, può raggiungere il 10 per cento dell’elettorato. La virulenza dei toni nella partita tra Renzi e Vendola è legata a questo elemento di rappresentanza politico-sociale. Finora il premier ha goduto di considerevoli adesioni perché considerato l’ultima spiaggia e l’unica chance di reale cambiamento, dopo vent’anni di di guerra civile che ha prodotto propaganda e immobilismo.

È tramontata l’ipotesi di alleanza PD-SEL per le prossime elezioni politiche?

Oggi è una strada in salita. Vedremo se le soglie di accesso della legge elettorale verranno mantenute o ridotte. Riscontro in ogni caso che le forze alla sinistra del PD fanno fatica a emergere con una proposta politica autonoma, pur avendo un bacino di consenso rilevante. Un dato è fuori discussione.

Quale?

Nessuno crede più che la prossima partita sarà tra centro-destra e centro-sinistra. Lo scenario politico è del tutto nuovo e il PD di Renzi è altra cosa, nei contenuti e nel personale dirigente, rispetto al passato. Mi chiedo se l’universo della sinistra sia ancora compatibile con il Partito democratico o sia destinato a riorganizzarsi al suo esterno.

Nelle parole di Vendola vi è una critica al Capo dello Stato, che invoca un percorso spedito di revisione istituzionale?

Mi sembra vi sia una garbata e civile critica a tale esortazione continua del Quirinale. Il leader di SEL pone a Giorgio Napolitano un interrogativo ben preciso: “Le sta a cuore soltanto la celerità del percorso di rinnovamento o anche la direzione di marcia e il suo contenuto?”.

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