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Così l’occhio della Cia ha spiato il Senato americano

Il messaggio è chiaro: i governi non spiano solo nemici e alleati, ma anche sé stessi.

La Cia – rivelano le conclusioni di un’indagine interna della stessa agenzia riportate dal Washington Post – ha ammesso di aver controllato i computer della commissione Intelligence del Senato americano che stava indagando sul programma di interrogatori dell’agenzia federale e delle pratiche di tortura usati dall’agenzia americana dopo gli attentati alle Torri Gemelle del 2001.

IL MATERIALE CONTROLLATO

Sul server del Senato erano conservati gli atti e le 6.300 pagine dell’inchiesta condotta tra il 2009 ed il 2012 sui “sistemi di interrogatorio rafforzati” che qualcuno aveva accostato in diversi casi alla tortura, come nel caso della discussa pratica del waterboarding. La Cia vi avrebbe fatto ricorso nei primi anni della “guerra al terrore” e il programma, criticato da più osservatori, è stato chiuso dal presidente Barack Obama nel 2009 . Questi documenti, in base alla nuova legge voluta proprio dall’Amministrazione Usa, potrebbero essere declassificate e rese pubbliche, ma il capo di Stato americano non ha ancora deciso se procedere.

UN PROBLEMA INTERNO

Quando all’estero non si è ancora arrestata l’onda lunga del Datagate, lo scandalo di spionaggio planetario denunciato dall’ex contractor Edward Snowden e che ha coinvolto l’Nsa, gli 007 americani sono un’altra volta nel mirino di politica ed opinione pubblica, ma stavolta all’interno dei loro confini.

SCONTRO TRA POTERI

I risultati dell’indagine – aggiunge il Wapo – confermano infatti la fondatezza delle accuse della senatrice democratica Dianne Feinstein e degli altri membri della commissione che a marzo aveva denunciato la pratica delle perquisizioni improprie da parte della Cia. La pratica avrebbe violato la separazione tra poteri dello Stato sancita dal Quarto Emendamento alla costituzione degli Stati Uniti.

LE SCUSE DI BRENNAN

Solo a marzo che la Cia aveva negato di aver spiato i computer. “Niente è più lontano dalla verità“, dichiarò allora il direttore John Brennan, vicino a Obama. Oggi lo stesso numero uno dell’agenzia ha chiesto scusa, ammettendo di aver mentito, ma addossando la responsabilità su alcuni suoi agenti che hanno agito “impropriamente”.

LA DIFESA DEGLI AGENTI

Gli 007, due avvocati e tre esperti informatici, sostengono invece che lo staff del comitato avrebbe avuto accesso, sempre impropriamente, a documenti interni dell’intelligence. Dettagli non contenuti nel rapporto della Cia.

I RIFLESSI

Eppure non tutto il male potrebbe venire per nuocere. Oltre a un riverbero polemico sul fronte interno, le rivelazioni dell’agenzia potrebbero sortire anche effetti positivi. Secondo diversi analisti, alleati come la Germania, finora infastiditi per le “attenzioni” che i Servizi americani hanno rivolto loro, potrebbero avere un occhio sempre seccato ma più benevolo verso Washington, sapendo che le “spiate” non risparmiano nemmeno i loro politici. Inoltre anche Obama potrebbe beneficiarne. Da tempo il presidente americano prova a riformare, senza successo, l’intero impianto dell’Intelligence domestica. Questo dossier potrebbe essere la sponda politica di cui aveva bisogno.

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