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L’autogol di Renzi sui gufi

Maledetti gufi. Uno passa mesi e mesi a provare a zittirli e basta un dato negativo dell’Istat per tornare a farli cinguettare. Matteo Renzi non arretra nella sua personale battaglia contro coloro che, a suo avviso, provano ad ostacolare il procedere “come un rullo compressore” del suo governo e del Paese.

Solo due giorni fa, in un’intervista a Repubblica, il presidente del Consiglio si prodigava in un’attenta disamina sugli esemplari:
“Io definisco gufi non quelli che parlano male di me: chi parla male di me o mi critica mi aiuta, spronandomi a fare meglio. I gufi sono quelli che criticano l’Italia e sperano che non ce la faccia. Ci sono i gufi professore, i gufi brontoloni, i gufi indovini. Anche se questi ultimi dopo il 25 maggio parlano di meno. Ma basta con questo clima di rassegnazione. I cittadini hanno ancora voglia di crederci. E io non mollo di un millimetro”.

Più passa il tempo più sembra però che la metafora con cui ha ribattezzato i suoi detrattori stia diventando un boomerang per il permaloso presidente del Consiglio.

Lo si è visto oggi quando, complice la recessione certificata dall’Istat, sui social network è stato tutto un fiorire di battute e commenti sui “gufi”, provenienti non solo dai nemici ma anche dai profili “amici”. Come per esempio il renziano vicepresidente della Camera Roberto Giachetti: “E’ ovvio che bisogna aggiungere al paniere dell’Istat anche gufi e rosiconi! Poi vedi come riparte la crescita!”

Al di là delle battute, come scrive il direttore del Post Luca Sofri, certo non un feroce oppositore renziano, “forse sarebbe ora di occuparsi del calo del PIL, invece che dei gufi e degli altri animali, però”.

Sono poi gli stessi “gufi” ad approfondire la categorizzazione a loro riservata. Sulla Stampa ha fatto il suo esordio la prima lettera aperta di un “gufo” al presidente del Consiglio. E’ Giovanni Orsina, uno di quei “professoroni” avversati da Renzi, ad autodefinirsi così e a spiegare al premier le “ragioni” della specie.
Orgoglio gufo è quello espresso dalla politologa Sofia Ventura in un post dal titolo “Essere gufi è la più bella libertà”.

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