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Tutti gli effetti delle sanzioni alla Russia sull’economia italiana. Report Sace

Dopo settimane di titubanza, lo scorso 29 luglio l’Unione europea ha deciso di inasprire ulteriormente le proprie sanzioni contro la Russia. L’obiettivo è quello di colpire l’economia di Mosca e costringere il presidente Vladimir Putin a esercitare la sua capacità di pressione sui separatisti filorussi ad est di Kiev e riportare l’ordine nel Paese.

Le nuove sanzioni colpiscono principalmente il settore bancario, petrolifero e militare di Mosca. Ma a pagarne le spese potrebbero essere anche alcuni Paesi europei maggiormente esposti al rischio di un calo dell’interscambio commerciale come ad esempio l’Italia, assieme alla Germania uno dei principali partner commerciali della Russia.

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È quanto emerge da un report a cura dell’Ufficio Studi Sace, che ipotizza due scenari per le imprese e l’economia della Penisola.

LO SCENARIO STABILE

La Russia, si legge nel rapporto, è un mercato strategico per l’Europa sia dal punto di vista energetico (Mosca “fornisce circa il 32% del fabbisogno energetico europeo”) sia commerciale (“la Russia assorbe oltre il 7% delle esportazioni europee”). In questo scenario “la Russia eviterebbe un intervento armato in Ucraina ma manterrebbe un’ingerenza latente nella politica del paese”. Le sanzioni di Usa e Ue continuerebbero a colpire singoli soggetti.
La Russia, per Sace, “registrerebbe una performance economica debole (con una crescita negativa stimata a -0,5% nel 2014 e una leggera ripresa a 0,8% nel 2015) principalmente a causa della riduzione degli investimenti”.
In questo scenario l’export italiano “subirebbe una contrazione di circa il 9% nel 2014 e un recupero dello 0,5% nel 2015 per una perdita totale di esportazioni pari a €938 milioni nel biennio”, soprattutto nella meccanica strumentale.

LO SCENARIO PESSIMISTICO

La seconda ipotesi dell’Ufficio Studi è, invece, ancora più allarmante. Questo scenario prevede un’escalation delle violenze con “l’intervento militare russo in territorio ucraino a supporto dei separatisti per un periodo limitato (se ne parla in queste ore con un allarme proveniente dalla Polonia), la chiusura delle pipeline russe che attraversano l’Ucraina, la fuga dei capitali dalla Russia e l’aumento dei tassi di interesse”.
Ciò comporterebbe nuove sanzioni, una frenata dell’economia russa (-2,2% nel 2014 e -4,5% nel 2015), ma soprattutto un rallentamento dell’export italiano “pari al 12% nel 2014 e dell’11% nel 2015”. In questo caso l’Italia “registrerebbe una perdita totale di esportazioni pari a 2,4 miliardi di euro nel biennio 2014-2015, di cui 1 miliardo nel settore della meccanica strumentale”.

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