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Finmeccanica e F2i, su cosa puntano ora i colossi statali di Pechino

Da osservatori esterni a principali investitori, non solo nel vecchio continente ma in modo particolare in Italia. La parabola dei colossi cinesi registra un’accelerazione adesso con le mire su Finmeccanica e F2i il fondo guidato da Vito Gamberale. E se già a buon punto sono le operazioni in ingresso in Terna e Snam, attraverso Cdp Reti, e gli investimenti diretti in altre aziende quotate, ora sono nel mirino dei gruppi statali cinesi anche altre società.

JIWEI
“Le infrastrutture in Europa e negli Stati Uniti hanno un forte bisogno di investimenti. E crediamo che un appoggio di China Investment Corporation, basato su principi commerciali ed economici, possa assicurare ottimi risultati a entrambe le parti”. Così parlava sei mesi fa Lou Jiwei, il presidente del Fondo Sovrano cinese, al Financial Times ragionando sulle future strategie dei colossi cinesi.

ANSALDO-BREDA
Cinque i nomi in lizza, si legge oggi sul Corriere della Sera, che entro venti giorni presenteranno le offerte vincolanti per aggiudicarsi Ansaldo-Breda e Ansaldo Sts, due società del gruppo Finmeccanica guidato da Mauro Moretti (qui le sue prime parole e mosse): Bombardier (già in accordo con Breda per i Frecciarossa), Hitachi, Thales (forte sul segnalamento di ferrovie e metropolitane), la spagnola Caf e l’accoppiata China Crn-Insigma. Questi ultimi due hanno dalla loro un appeal tutto particolare.

COLOSSI CINESI
L’obiettivo di China Cnr è Breda, dal momento che già si occupa di motrici, carrozze per circa l’80% del fabbisogno interno con il primo posto al mondo per unità sfornate dalle fabbriche. Insigma invece starebbe spostando le proprie mire sul 40% di Ansaldo Sts detenuto da Finmeccanica, scrive Carlo Turchetti sul Corriere.

CDP e RETI
Un altro colosso cinese, State Grid of China, sta per diventare socio di minoranza con il 35% di Cdp Reti, la holding controllata dal Cdp che deterrà il 30% di Snam e il 29,85% di Terna. Gli amministratori di Terna e Snam, però, così come osserva il quotidiano di via Solferino, non potranno essere presenti ai cda delle due società quando all’ordine del giorno ci saranno argomenti sui quali i cinesi sono in conflitto di interesse. L’accordo è il frutto dell’intermediazione tra Cdp e State Grid Europa, la società di diritto inglese che si porterà al 35% di Cdp Reti.

F2I
A cento milioni di euro ammonta il “gettone di ingresso” che China Investment Corporation, uno dei fondi sovrani più in vista del pianeta, vorrebbe giocare nel secondo fondo di F2i. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera a condurre le operazioni non sarà il patròn Vito Gamberale (ad del fondo) che pure aveva cercato il mandato, ma un comitato ristretto di soci. Il colosso cinese è uno dei fondi più ricercati al mondo, non fosse altro perché gestisce direttamente le “riserve” di Pechino. L’ad dovrebbe essere all’ultimo giro di boa dal momento che è prossimo a compiere i 70 anni.

CIC
Nato nel 2007 al fine di investire una parte delle riserve valutarie della Cina, China Investment Corporation (CIC) quattro anni fa deteneva asset per 410 miliardi di dollari. A cui vanno aggiunti altri 50 miliardi nell’anno in corso. Cic è di fatto la chiave cinese per entrare nel mercato europeo, così come hanno fatto sei tra i più rilevanti Fondi sovrani asiatici tra cui Abu Dhabi Investment Authority (Adia) e Temasek di Singapore. Adesso le mire di Pechino si sono posizionate sul Fondo infrastrutturale F2i guidato dal manager Vito Gamberale.

twitter@FDepalo

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