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Parole e opere di Papa Francesco sul dramma cristiano in Irak

Ieri una prudente dichiarazione letta dal direttore della Sala Stampa, padre Lombardi, in cui “a nome del Santo Padre”, lanciava un “appello pressante alla comunità internazionale” affinché agisca per porre fine al “dramma umano” in corso da mesi in Iraq. Nella nota, che non menzionava i miliziani jihadisti, si ricordavano le parole pronunciate da Papa Francesco all’Angelus del 20 luglio scorso, quando il Pontefice aveva esclamato con dolore che “i nostri fratelli sono perseguitati, sono cacciati via, devono lasciare le loro case senza avere la possibilità di portare niente con loro. A queste famiglie e a queste persone voglio esprimere la mia vicinanza e la mia costante preghiera. Carissimi fratelli e sorelle tanto perseguitati, io so quanto soffrite, io so che siete spogliati di tutto. Sono con voi nella fede in Colui che ha vinto il male!”.

IL CARDINALE FILONI INVIATO PERSONALE DEL PAPA

Oggi, ventiquattrore dopo, Francesco ha rotto gli indugi e ha nominato il cardinale Fernando Filoni, prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, suo inviato personale nelle terre dell’esodo. Filoni – che non seguirà il Papa nell’imminente viaggio in Corea del sud – avrà il compito di “esprimere la vicinanza spirituale del Pontefice alle popolazioni che soffrono” e portare loro “la solidarietà della Chiesa”. Allo studio, come scritto questa mattina dal Messaggero, anche una riunione a Roma dei nunzi apostolici nel vicino e medio oriente, che probabilmente avrà luogo nelle prime due settimane di settembre. Dal Vaticano nessuna parola, al momento, sui bombardamenti americani nel nord dell’Iraq a sostegno delle minoranze perseguitate.

“FRONTEGGIARE MILITARMENTE I TERRORISTI”

Intanto, i vescovi locali continuano a invocare sostegno da un Occidente fino a oggi responsabile di risposte “timide e insufficienti”. Dalle colonne di Repubblica, il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Saad Syroub, s’indigna: “Quelli devastano case e chiese, fanno saltare in aria moschee, terrorizzano tutti; i cristiani fuggono appena possono, perché abbiamo capito tutti di cosa sono capaci questi dell’Isis”. La soluzione, non può che essere una: “Se questi terroristi non trovano freno alle loro azioni, loro continueranno ad andare avanti. Il governo del Kurdistan sta facendo di tutto, ma innanzitutto non possono essere soli a fronteggiare militarmente i terroristi”.

“NON CI SONO ALTERNATIVE A UN’AZIONE MILITARE”

Gli fa eco, sulla Stampa, l’arcivescovo di Erbil, mons. Bashar Matti Warda: “Gli jihadisti stanno distruggendo ogni simbolo, ogni luogo, ogni traccia della cristianità in questa parte dell’Iraq. Una cosa del genere non si era mai vista, è una vera persecuzione”. Anche per mons. Warda, “sarebbe ora che qualcuno si muovesse per fermare questa devastazione, questo odio, questa violenza”. In che modo, è presto detto: “Temo che non ci siano alternative a un’azione militare, la situazione è ormai fuori controllo, e da parte della comunità internazionale c’è la responsabilità di non avere fatto nulla per prevenire o fermare tutto questo”.

I MILIZIANI COMPIONO “ATTI CONTRO DIO”

Nella serata di ieri, la Congregazione per le chiese orientali, guidata dal cardinale Leonardo Sandri, aveva emesso una dichiarazione in cui, “interpretando il dolore immenso e lo sdegno dei pastori e dei fedeli orientali cattolici sparsi nel mondo”, rinnovava “la più intensa preghiera per le popolazioni duramente colpite da barbarie totalmente contrarie alla dignità umana e la piena solidarietà umana e cristiana nei loro confronti”. La cacciata dei cristiani dalla piana di Ninive, la richiesta di conversione sono definiti “atti contro Dio e contro ogni senso di umanità”.

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