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Draghi stia al suo posto!

Ormai non bisogna più meravigliarsi se il titolare di una istituzione europea come la Banca Centrale travalichi oltremodo dalle sue funzioni-mansioni e spazi in campi non previsti assolutamente dal suo mandato. Questo può avvenire per due precise motivazioni: il vuoto pneumatico creato dalle classi politiche nazionali dei paesi UE nei confronti della sempreverde leadership tedesca e che pertanto lascia il campo libero a chiunque e l’ancora più grave consapevolezza, da parte dello stesso Presidente della BCE, che nessun stimolo monetario a sua disposizione sia ormai idoneo a surrogarsi all’errata costruzione della moneta unica.

Il “nostro” Mario Draghi sa perfettamente che le frecce disponibili nel suo arco non possono rimediare in alcun modo ai disastri che sta infliggendo all’economia continentale il modello economico di riferimento su cui è stato costruito l’euro, ed è a perfetta conoscenza che i meccanismi automatici, previsti dai Trattati e dai Regolamenti, non permettono non solo di rendere proficuo nessun tipo di strumento monetario nell’area euro, ma addirittura di amplificare gli effetti negativi determinati dalla recessione in atto.

Andrò oltre: sono perfettamente convinto che se anche la BCE adottasse dalla mattina alla sera lo stesso mandato della FED con una sorta di copia incolla, non riuscirebbe comunque nel suo intento. Infatti poco sono servite le operazioni di LTRO effettuate in passato o gli acquisti diretti di titoli pubblici secondo il programma OMT, come potrebbe effettuare tutti i QE possibili e immaginabili creando tutta la liquidità possibile e immaginabile, surclassando anche quelli proposti mensilmente ormai da anni dai colleghi americani e giapponesi, senza riuscire a tirare fuori l’economia europea dalla gogna della deflazione.

Proprio per questo ha iniziato a mettere le mani avanti e sconfinare in modo irrituale in un campo non previsto e non richiesto. Non scordiamoci poi che la sua non è una carica determinata dal suffragio universale, ma da accordi più o meno trasparenti fra i paesi dell’area euro e pertanto non è assolutamente legittimato e titolato nel proporre soluzioni politiche che prevedano mutazioni negli assetti istituzionali degli Stati Sovrani. E’ sicuro Draghi che questa evoluzione, da lui fermamente evocata, fosse nelle intenzioni dei Padri Fondatori e non sia invece solo l’atto finale previsto dal regime di dittatura economica instaurato dalle lobby che si sono impadronite completamente dei poteri in Europa?

Per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito a trovare nelle pieghe dello statuto e del regolamento della Banca Centrale Europea una sola sillaba che consenta al suo presidente di potersi appellare alla rinuncia anche parziale di Sovranità degli Stati Membri per affidarsi completamente alle disposizioni e volontà della c.d. Troika. Non ha ancora forse capito che la BCE è stata prevista, sin dalla sua costituzione e a dispetto del suo nome, esclusivamente alla funzione di garante-guardiana della stabilità dei prezzi in omaggio esclusivo al dogma economico teutonico, non riscontrabile nella letteratura economica, che prevede il rigore dei conti come presupposto per la crescita? Ma siccome sono certissimo che l’inquilino dell’Eurotower è perfettamente a conoscenza di tutto ciò, evidentemente intravede come ultima spiaggia, prima dell’implosione definitiva dell’euro, solamente la capitolazione degli Stati con la preclusione alla possibilità ai rispettivi cittadini di potersi esprime democraticamente.

Vorrei ricordare a gran voce al presidente Draghi che i paesi europei, con in testa l’Italia, sono riusciti a conquistare la democrazia e l’autodeterminazione con il sangue versato da milioni di individui dopo secoli di guerre e di contrasti e pertanto non sono assolutamente disponibili a rinunciare a principii e diritti inalienabili e non negoziabili a favore di organismi non eletti e portatori di interessi palesemente di parte. Caro presidente, il voto deve rimanere ai cittadini e non trasferito ai mercati per la certificazione della bontà della conduzione istituzionale ed economica!

E non ci si può neanche troppo meravigliare della pronta sintonia che Renzi ha prodigato nei confronti degli auspici di Draghi. Il Premier italiano sta iniziando anche lui a fare i conti con la realtà, rendendosi conto che la sola politica degli annunci non paga rispetto alla drammatica situazione economica di quello che fu il Bel Paese, e perciò inizia anche lui ad auspicarsi una cessione di responsabilità da condividere con le Istituzioni Europee che legittimino, agli occhi dei cittadini, le folli politiche e i conseguenti inevitabili draconiani provvedimenti economici che dovranno essere presi nel breve termine.

Non si tratta di evocare sterili e controproducenti nazionalismi del passato, ma salvaguardare quell’immenso bagaglio conquistato con immani sacrifici dal nostro Paese e che ci ha consentito di diventare grandi fra i grandi!

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