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L’apprendista stregone Erdogan

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Non è stato un plebiscito, come hanno titolato alcuni quotidiani (circa il 52 per cento delle preferenze), ma certo Recep Tayyip Erdogan ha sbaragliato i suoi sfidanti nelle elezioni presidenziali. Forse Mustafa Kemal Atatürk si starà rivoltando nella tomba, ma il nuovo “sultano di Ankara” non nasconde ormai la sua ambizione di sedere alla sua destra nel pantheon del popolo turco.

Mentre Erdogan festeggia la rielezione, tuttavia, il suo governo resta in totale confusione sulla questione del Kurdistan iracheno. Da un lato, è in debito con i peshmerga, ben conoscendo le mire dei jihadisti sulla Turchia. Dall’altro lato, si oppone energicamente -sempre e comunque- a ogni ipotesi di separazione della regione curda dall’Iraq, poiché è ossessionato dalla sola idea che i curdi possano riunificarsi staccandosi dalla penisola anatolica.

La verità è che Erdogan ha aiutato direttamente i tagliagole dell’Isil, fornendo loro anche sostanziose coperture politiche e diplomatiche, finché combattevano e massacravano per rovesciare il potere di Assad in Siria. Ma adesso che l’Isil non riconosce più nessun vecchio confine statale, e include apertamente anche la Turchia nel suo progetto di califfato, Erdogan scopre di aver fatto l’apprendista stregone.

Naturalmente, non lo ammetterà mai davanti alle folle che oggi lo osannano. Ma non sembri strano ricordarlo proprio nel giorno del suo trionfo: l’apprendista stregone nelle fiabe ha sempre fatto una brutta fine. Prima o poi potrebbe farla anche nella realtà.

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