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Ecco i consigli di Papa Francesco su come fermare le ingiuste aggressioni in Irak

Quindici domande per la conferenza stampa aerea di ritorno dal viaggio in Corea del Sud, tanti i temi affrontati, anche se – a differenza di quanto accaduto un anno fa dopo la settimana trascorsa in Brasile – a dominare sono state le questioni internazionali.

“E’ LECITO FERMARE L’AGGRESSORE INGIUSTO”

E’ la crisi irachena a calamitare l’attenzione di Francesco, che dopo i due comunicati diffusi dal Vaticano nelle scorse settimane e gli appelli lanciati durante i vari Angelus, ha detto la sua sulla questione: “Dove c’è un’aggressione ingiusta, posso solo dire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo ‘fermare’, non dico bombardare o fare la guerra. Ma fermarlo”. Estrema prudenza, dunque, anche quando il Papa ricorda che “i mezzi con i quali si può fermare l’aggressore dovranno essere valutati”. A ogni modo, “fermare l’aggressore ingiusto è lecito”.

“NO ALLA GUERRA DI CONQUISTA”

A chi spetti la valutazione circa i mezzi, Bergoglio lo dice subito dopo: “Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda guerra mondiale c’è stata l’idea dell’ONU”, ed è “là che si deve discutere se c’è un aggressore ingiusto”. Ma – ed è qui che il Papa ha voluto fare una notevole sottolineatura – “dobbiamo avere memoria, quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto la vera guerra di conquista”.

LA POSSIBILITA’ DI UN VIAGGIO IN IRAQ

Massima attenzione alle minoranze perseguitate dalle milizie jihadiste del Califfo: “Ci sono tanti martiri, uomini e donne, minoranze religiose e non tutti cristiani. Tutti sono uguali davanti a Dio. Fermare l’aggressore ingiusto è un diritto che ha l’umanità”, ha osservato Francesco prima di rivelare che Oltretevere s’è discusso sull’opportunità di compiere un viaggio in Iraq da parte dello stesso Pontefice: “Sono disponibile ad andare in Iraq. Con i miei collaboratori abbiamo detto che se fosse stato necessario, dopo il ritorno dalla Corea, potevo andare lì, era una delle possibilità Questa è la mia risposta, sono disponibile”. Anche se, ha precisato, “in questo momento non è la cosa migliore da fare”. “Oggi – ha detto il Papa – noi siamo in un mondo in guerra, dappertutto”. Ha parlato di “terza guerra mondiale fatta a pezzi, a capitoli. Un mondo in guerra dove si fanno queste crudeltà”.

 “IN CINA ANDREI DOMANI”

Quanto alla Cina, il grande paese asiatico convitato di pietra a ogni omelia e discorso tenuto dal Papa in Corea, Francesco è rimasto prudentemente abbottonato, spiegando di “aver pregato tanto per quel bello e nobile popolo cinese. Un popolo saggio”, mentre dall’aereo che lo portava a Seul veniva inviato il telegramma di saluto e benedizione al governo di Pechino: “Se io voglia di andare in Cina? Ma sicuro, domani. Noi rispettiamo il popolo cinese. La chiesa chiede solo libertà per il suo ministero e per il suo lavoro. Nessun’altra condizione”. Un riferimento importante il Papa l’ha voluto fare alla Lettera ai cattolici cinesi inviata da Benedetto XVI nel 2007, documento alla cui stesura partecipò (e non defilato) l’attuale segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. “Quella lettera è attuale, eleggerla fa bene”, ha aggiunto Bergoglio.

I PROSSIMI VIAGGI IN AGENDA

Una parentesi anche sui prossimi viaggi in calendario, già decisi o in fase di studio: “Quest’anno è prevista l’Albania (a settembre, ndr). Poi l’anno prossimo vorrei andare a Philadelphia all’incontro delle famiglie. Sono stato anche invitato dal presidente degli Stati Uniti al Parlamento americano e anche dal Segretario delle Nazioni Unite a New York. Forse le tre città insieme, Philadelphia, Washington e New York. I messicani vogliono che in quella occasione io vada anche alla Madonna di Guadalupe a Città del Messico, e si può approfittare. Ma non è sicuro. E infine, la Spagna. I reali mi hanno invitato, l’episcopato mi ha invitato, c’è una pioggia di inviti per andare in Spagna”.

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