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Non solo Libia, tutti gli errori dei nostri sinistri intellettualoni

Libia haftar

Se si volesse fare corretta informazione alcuni quotidiani dovrebbero aprire una rubrica dal titolo ‘’Così scrivevano e dicevano’’ dedicata a quanti, politici, intellettuali e commentatori, si erano invaghiti, a tempo debito, del c.d. risorgimento arabo. C’è sempre un’area di opinione in Italia – solitamente orientata a sinistra – che va in deliquio di fonte ai ‘’movimenti’’ e che è pronta a riconoscere in una manifestazione di piazza il prodromo della democrazia (dimenticando che a scoprire e ad usare questa forma di organizzazione del consenso furono i regimi totalitari del XX  secolo). Hanno applaudito alla deposizione di Mubarak ed ora fingono di non vedere che l’Egitto si è salvato grazie al golpe dell’Esercito. Hanno bombardato la Libia e assistito al linciaggio di Gheddafi (reo di essere amico di Silvio Berlusconi) ed ora non sanno che pesci pigliare davanti ad un territorio (la Libia non è più uno Stato) dominato dalle bande rivali, da dove prendono il mare i barconi dei ‘’dannati della terra’’ di tanti paesi africani. Per fortuna ad Assad non è toccata la stessa sorte. Ma ci è andato molto vicino. Adesso con gli estremisti islamici se la vede lui.

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Nella crisi russo-ucraina l’Unione europea ha compiuto i medesimi errori commessi in occasione della tragedia jugoslava quando favorì e sostenne lo smembramento di quel Paese. Se uno Stato multietnico, multirazziale, con antiche e profonde differenze interne culturali e religiose si sfascia (come accadde appunto con la Jugoslavia), si determina il fenomeno di minoranze, sparse in ogni angolo di quella nazione prima unita, che finiscono per diventare straniere in patria. Si tratta di situazioni, sopportate per tanti anni, che, nel nuovo contesto, prima o poi esplodono dando luogo a sanguinosi conflitti che non hanno alcuna giustificazione se non quella della scoperta della ‘’diversità’’ del proprio vicino di casa improvvisamente divenuta intollerabile. Che dire di Putin? Sarà pure un leader con metodi spicci, uno zar amico di Silvio Berlusconi (ora redento grazie alla protezione di Pier Matteo Renzi-Tambroni),  ma qualcuno può realisticamente ritenerlo insensibile alla condizione delle popolazioni russofone dell’Ucraina? La Russia non sarà più l’impero sovietico, il patto di Yalta non sarà più applicabile, ma è consentito alla Ue di fomentare delle rivolte ‘’arancioni’’ a due passi dal Cremlino? E agli Usa di Barack Obama è permesso di interferire (imponendo un regime di sanzioni) in una vicenda interna al Continente europeo, in uno scacchiere così delicato ed importante per quanto riguarda  la fornitura di energia e le relazioni economiche (si veda la battuta d’arresto dell’economia tedesca)? Ma se Putin decidesse di regalare dei missili al regime cubano, che cosa direbbe la Casa Bianca?

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‘’Chi sono io per suggerire agli Stati maggiori come si conduce una  guerra?”. Ecco le parole che avremmo voluto sentire da Papa Francesco.

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