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La Germania della Merkel non sta male

L’Europa: i salari tedeschi non crescono abbastanza. Il Confronto con l’Italia”, così titola un articolo de “Il Corriere della Sera”.

L’articolo in verità mette a confronto gli stipendi dei manager tedeschi con quelli italiani e gli stipendi di impiegati a Roma con quelli di Berlino, spiegando che in Germania, in media, lo stipendio è più alto che in Italia di circa 26%.

Sembra che, dopo la notizia della contrazione del PIL tedesco nell’ultimo trimestre di un -0,2% ora sia da criticare il non adeguamento degli stipendi dei tedeschi alla loro alta produttività. Un tentativo, io lo leggo così, da parte dei media italiani, di gettare scredito sulla Germania per rasserenare gli italiani. Ma sono solo parziali verità e spesso verità dette in un modo tale da sembrare “negative”.

Ebbene, ciò che nell’articolo non si dice è che il costo della vita tra Roma e Berlino è molto diverso. A Berlino i costi sono relativamente molto bassi rispetto al resto della Germania, proprio per la peculiarità di una città che è stata per decenni spaccata in più parti e dove il crollo del muro ha prodotto effetti devastanti sia sull’economia locale sia sull’occupazione (e occupabilità delle persone della ex DDR). Se a Berlino un affitto completo di servizi e internet può andare da un 300 euro a 400 euro mensili, capite bene che guadagnare 1750 euro a Berlino non è la stessa cosa di guadagnarli a Roma, dove il costo della vita è quasi proibitivo. Dove un affitto “regolare” per un alloggio, magari senza spese incluse, non è inferiore a 500 euro mensili.

Inoltre, ciò che nell’articolo non si dice, è che la Germania della CDU/SPD ha approvato proprio in questi mesi una importante riforma chiamata “Mindestlohn” con cui la Germania dal 2015 al 2017 adeguerà le retribuzioni orarie minime a non meno di 8,5 euro. Per quasi 4 milioni di lavoratori. Il che significa combattere quell’orribile fenomeno di sfruttamento, spesso nel settore della ristorazione e della gastronomia in generale, così come i contratti para-regolari. Ossia i mini e midi jobs, che a seguito della riforma Schroeder ha prodotto in Germania una crescente quota di working poor.

Direi: non male, prendiamo esempio?

La SPD ha ottenuto un grande risultato quando ha imposto, badate bene, ha imposto, alla Merkel questa riforma per formare il Governo di grande coalizione, è come diceva Mannheimer in una intervista che mi aveva concesso mesi fa: in Germania si fa un accordo, si scrivono i punti irrinunciabili e poi le cose si fanno. Cosa che anche in Italia andrebbe fatta, e non navigare a vista con tira e molla continui (vedi discussione estiva su art.18 e su pensioni).

Ecco, quindi, con questo articolo volevo aggiungere qualche informazioni a quelle che i media generalmente offrono sulla Germania: non è certo il paradiso, ma la Germania è forte economicamente e politicamente. Le leggi fondamentali sono state fatte e ora si sta andando avanti con riforme molto importanti che entro il 2017 produrranno un innalzamento di una fascia di redditi ora troppo bassi. Se poi ci saranno reazioni negative e meccanismi di “inganno” lo si vedrà.

Infine, il PIL tedesco non va male. Il dato che parla del -0,2% si riferisce al PIL nominale che è altra cosa dal PIL reale, quello della produzione e dell’economia reale. Insomma, rimaniamo focalizzati sulle cose da fare in casa, poiché non è guardano le distrazioni altrui che risolviamo i nostri problemi. Che sono urgenti e tanti, dal 2008 aspettiamo interventi REALI in economia. Quando ci muoviamo?

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