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Ecco come grillini e vendoliani vanno alla guerra contro l’America

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Diego Gabutti apparso su Italia Oggi

Sempre più spesso Sinistra Ecologia e Libertà e Movimento 5 Stelle (qui in ordine sia di ragionevolezza che d’importanza, e sappiamo quanta sia l’assennatezza di Sel, e quale la sua importanza) votano insieme. Stavolta (furiosamente pacifisti, tanto che non sarebbe sbagliato chiamare il neurodeliri ad assisterli) i seguaci di Beppe Grullo e di Nichi Vendola sono contro gli aiuti militari ai curdi. Che nessuno provi a fornire loro «armi offensive». Difensive sì, offensive no.

«La caratteristica peculiare degl’intellettuali è forse quella che a loro appare moderno o progressista giudicare le nuove idee non secondo il loro specifico valore ma secondo la facilità con la quale esse s’inseriscono nella visione generale del mondo. La forza delle idee, bene o male, cresce proporzionalmente all’influsso che che mediante genericità, astrattezza e spesso mancanza di chiarezza esercita sugl’intellettuali. Poiché l’intellettuale ha davvero poche conoscenze reali in ambiti specifici, il suo criterio di scelta dev’essere prima di tutto la compatibilità delle nuove idee con la sua visione del mondo» (Friedrich August von Hayek, Gli intellettuali e il socialismo, in F.A. von Hayek, Tra realismo e utopia liberale, Scritti 1949-1956, Mimesis 2009).

Tra le armi difensive, che non alimentano il clima di guerra, sono contemplati, immagino, i cerotti e le aspirine, utili a curare ferite superficiali ed emicranie, nel caso l’ISIS, l’esercito jihadista del califfo al Baghdadi, travolgesse la resistenza dei curdi, dei cristiani, dell’esercito regolare e abbattesse con gli esplosivi le moschee sciite e le chiese cristiane con gli esplosivi: le esplosioni potrebbero provocare mal di testa agl’infedeli e la pioggia di calcinacci, dopo l’esplosione, potrebbe colpire i passanti provocando loro qualche leggera escoriazione. Anche i bisturi sono considerati armi difensive, ma solo a patto che gl’infedeli accettino d’usarli allo scopo esclusivo di tagliarsi da soli la gola.

Sel e M5s, a differenza dei loro avversari, sono neutrali. Non parteggiano né per i cosiddetti «aggrediti» né per i cosiddetti «aggressori» (i primi tra due grosse virgolette, i secondi tra due enormi virgolette). Loro sono per la pace a ogni costo: la guerra deve finire, la bandiera arcobaleno deve sventolare dappertutto — non importa quanti curdi e cristiani debbano immolarsi a questa nobile causa. Niente di male, infine, se l’esercito di al Baghdadi, prima di seppellire l’ultimo bambino e di deporre le armi, si prende qualche comprensibile vendetta, come l’altro giorno sui droni americani, coi quali è stato pareggiato il conto grazie alla decapitazione («in streaming!» ha esultato l’M5s) d’un ostaggio.

«Si nasceva ateniesi o romani, e la religione faceva parte del «pacchetto». Ma si diventava cristiani soltanto acquisendo deliberatamente una serie di credenze. Inoltre il cristianesimo era una «religione del libro», ed è per questo che divenne un intreccio di credenze, prescrizioni e rituali così complicato da richiedere una profonda riflessione intellettuale, incluso il ragionamento filosofico, per rendere il tutto una totalità coerente. C’era bisogno di custodi dell’ortodossia: la capacità umana di fraintendere i concetti, o d’intenderli fin troppo bene, è molto elevata. L’elaborazione della dottrina a partire dai materiali relativamente modesti che si trovano nei Vangeli fu portata avanti dai concili ecclesiastici» (Kenneth Minogue, Breve introduzione alla politica, IBL Libri 2014).

James Foley, il giornalista assassinato dai jihadisti, era dopotutto uno yankee, un americano. Non era poi così innocente, ragionano i politici neutrali, che non si rassegnano all’invio d’armi «offensive» ai curdi. Magari il fondamentalismo ha i suoi torti, ma anche un passaporto yankee ha i suoi. È un po’ come diceva anni fa uno dei nostri padri della patria, di cui citiamo qui una massima immortale (che leggiamo su oneuro, un’app giornalistica per iPad): «Solo commentatori sciocchi e faziosi possono evocare lo spettro dello stalinismo trascurando il modo in cui Solzenicyn ha portato le cose a un punto di rottura». (Indovinate chi l’ha scritto. Vi do due indizi: è pelato e vive al Quirinale).

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