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Tutte le anomalie orbitali dei satelliti Galileo

Il 22 agosto, dopo aver annunciato il successo del lancio dei primi due satelliti Galileo per la fase operativa iniziale (FOC-1), Arianespace e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno constatato, tramite la rete di stazioni di rilevamento a terra (dell’ESA e della CNES francese), che i due satelliti non erano nella corretta posizione orbitale. Il comunicato ufficiale è stato rilasciato il giorno seguente.

L’orbita obiettivo dei due satelliti era di tipo circolare con un’altezza di circa 29.900 chilometri dalla superficie terrestre. Secondo i dati delle stazioni a terra, i satelliti si troverebbero invece in un’orbita ellittica con un semiasse maggiore di circa 26.200 chilometri, ossia più di 3.000 chilometri in meno del preventivato. A preoccupare maggiormente i tecnici è l’inclinazione (rispetto all’equatore) dell’orbita attuale che è di 49,8° invece dei 55° previsti.

Arianespace ha attivato una commissione d’inchiesta interna per verificare le cause di questo errore, in collaborazione con i partners russi del programma “Soyuz at CSG” (Soyuz lanciato dal Centro Spaziale della Guyana) tra i quali l’agenzia spaziale russa Roscosmos, e le industrie costruttrici del razzo RKTs-Progress e NPO Lavotchkin. Secondo le prime analisi, lo stadio superiore Fregat sarebbe il responsabile dell’anomalia, anche se non è ancora nota la modalità. Il Fregat ha la capacità di essere riacceso fino a 20 volte; per i lanci dei Galileo sono ne necessarie solamente due.

Al momento i satelliti sono sotto controllo in un’orbita stabile (seppur errata) e anche il Fregat è in una posizione di sicurezza, perciò sono esclusi pericoli di rientro atmosferico incontrollato. Arianespace ed ESA stanno lavorando a un piano per cercare di salvare i due satelliti, ma le opzioni sono limitate. Si potrebbero utilizzare i motori (pensati per piccole correzioni di rotta o aggiustamenti dell’assetto) per correggere l’orbita, ma la non trascurabile differenza di quota da coprire e d’inclinazione orbitale potrebbero portare, nel migliore dei casi, ad avere i due satelliti in posizione corretta, ma praticamente a secco di propellente. Ciò pregiudicherebbe eventuali manovre future.

Il fallimento del 22 agosto non dovrebbe avere ripercussioni sul programma Galileo nella sua interezza. Sono previsti 30 satelliti da lanciare entro il 2020 e, di questi, 3 sono classificati come riserve. Se l’operazione di recupero dovesse fallire, nel peggiore dei casi i due satelliti persi sarebbero sostituiti da due delle riserve. Sono da escludere futuri lanci della versione europea del Soyuz (equipaggiato con il Fregat) fino a quando non saranno scoperte le cause del malfunzionamento.

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