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La maestra elementare

Settembre è il mese dei banchi di scuola. Vi si ritorna, vi si accomoda per la prima di tante prime volte avvenire. C’è il tanfo di chiuso nelle aule, quel pulito un po’ stantio sulla superficie dei banchi che si mescola rapidamente a tutti quegli umori di nuovo. Di matite e gomme, di penne e portapenne che, come pezzi di pane, ciascuno studente tira fuori dalla propria cartella. E l’agenda o il diario poi, pronti per essere imbrattati.
Settembre è il mese delle maestre. E non c’è maestra più importante di quella elementare. E non c’è nessuna retorica nel farne l’elogio. Ovvio, la maestra elementare è stata ridotta nell’immaginario a impiegato pubblico sussidiato. E’ giudicata, solo o quasi, per le lunghe ferie estive. Il suo stipendio è tale che da tempo fare la maestra è solo puro ripiego. E le riforme, i sindacati, i passaggi di ruolo accumulando punti con i corsi abilitanti ridotti a pieni di benzina, certo non hanno giovato. Perché è poi sempre la buttanissima politica padronale, tutta pacche sulle spalle e consenso spicciolo e peloso, che umilia le professioni e i mestieri facendone ovile.
Quello che fa di una maestra elementare una buona maestra, una maestra che ti può cambiare la vita, è la vita stessa che lei ha vissuto. Quella che si porta dentro nelle sue giornate dentro l’aula che è l’estensione della casa e della famiglia. La burocrazia, i concorsi, le riforme non fanno della scuola una scuola migliore. Jenny, che fu la mia di maestra, perse la mamma quando era giovanissima, giusto negli anni della sua di scuola elementare. Quando finì gli studi magistrali, iniziò a fare la maestra elementare per i bambini figli degli artisti, acrobati e lavoranti del Circo di Moira Orfei. Mezza zingara e mezza maestra fu. Non trovò un tetto ma un tendone pieno di uomini, donne, leoni e scimpanzé e loro, i bimbi figli del Circo, ebbero in cambio tutta l’umanità che lei gli seppe trasferire tra un 7X8 e un 9X7, mentre gli cuntava degli antichi Egizi e della Gallia di Cesare. La sua vita stropicciata passò tra i banchi e crebbe nuovi uomini soffiando sulla polvere d’oro di cui la Natura ricopre le nostre menti di bambini, in modo tale che loro potessero prendere consapevolezza di quante cose potessero fare e conoscere.

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