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I Marò, l’India e l’Italia

Il malore di Massimiliano Latorre rende ancora più drammatica la condizione dei due marò ‘’sequestrati’’ in India e rafforza in ognuno di noi dei sentimenti di solidarietà nei loro confronti  e delle loro famiglie. Tuttavia, crediamo che vada compiuto uno sforzo di ulteriore chiarezza, anche a rischio di sfidare la retorica (che è l’altra faccia dell’impotenza dei governi) che circonda la vicenda.

Qual è la posizione dell’Italia oltre a quella di chiedere la ‘’restituzione’’ dei due militari? Si ritiene che, in base al diritto internazionale, tocchi alla magistratura italiana svolgere le indagini e celebrare eventualmente il processo? Bene. E’ in atto, allora, un procedimento penale, in Italia, con annessa richiesta di estradizione di Latorre e Girone? Pare di no. Ma vi è un aspetto ancor più sostanziale. Ammesso che le vittime di quel tragico incidente fossero pescatori (circostanza in generale confermata da tutti) e non pirati, chi è stato a sparare, secondo la versione del governo italiano: i due fucilieri o qualcun altro?

E’ evidente che, in un Paese civile, sono i processi ad andare alla ricerca dei fatti e delle relative responsabilità. Ed è inaccettabile l’atteggiamento dilatorio della magistratura indiana. Ma da parte nostra non può esserci – come sembra – un giudizio assolutorio soltanto perché si tratta di militari italiani, come se la vita di qualche pescatore indiano non avesse poi tanta importanza. Occorre allora impegnarsi di più, anche di fronte all’opinione pubblica indiana, nel fornire prove dell’estraneità dei due marò rispetto agli eventi contestati. Nel loro interesse prima di tutto. Oppure bisogna convincere la magistratura indiana che un eventuale processo in Italia sarebbe condotto con il rigore del caso, anziché creare degli eroi innocenti a furor di popolo.

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Ricordo ancora di aver letto, nel lontano 1965, il libro di Arthur Schlesinger jr. ‘’I mille giorni di John Kennedy alla Casa Bianca’’. Se penso che l’immagine dei mille giorni è stata usurpata da Pier Matteo Renzi Tambroni mi si rivoltano le viscere.

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Hotel Britannia di Cesenatico durante le vacanze. Come dessert chiedo un gelato di crema e limone. Noto che il cameriere rimane perplesso. Alla mia domanda risponde che i due gusti non si adattano tra di loro. E mi consiglia il fior di latte insieme alla crema. Chissà se qualcuno lo ha fatto notare anche a Renzi?

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Silvio Berlusconi  portava con sé un chitarrista, Matteo Renzi un gelataio. Dio li fa poi li accompagna.

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Il carretto di un gelataio compare anche in una bella canzone di Lucio Battisti ‘’I giardini di marzo’’. Al protagonista i soldi erano già finiti ‘’il 21 del mese’’. Proprio come nell’Italia del renzismo.

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