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Così Cameron vuole fermare i jihadisti Made in UK

Maggiori poteri alla polizia, tra cui quello, in via temporanea, di ritirare i passaporti di chi sta partendo in Medio Oriente per combattere.

È una delle novità più attese del piano anti-terrorismo presentato ieri alla Camera dei Comuni dal premier britannico David Cameron. L’obiettivo è quello di mettere un freno al fenomeno dei foreign fighters, i jihadisti occidentali che vanno in Siria e Iraq a combattere la loro personale “guerra santa”, col timore che possano rientrare in patria per condurre attacchi domestici. Un problema sentito anche da altri Paesi che ne discuteranno al vertice Nato in programma il 4 e 5 settembre in Galles e che guardano con molta attenzione all’esempio britannico.

LO SDEGNO DI DOWNING STREET

Schiacciato tra l’avanzata populista dell’Ukip di Nigel Farage e l’opposizione in casa Tory, Cameron – alla guida di un Paese dove il dibattito sulla politica del multiculturalismo messa in atto negli scorsi decenni è sempre più forte – ha deciso di usare il pugno duro. È “ripugnante” – sono state le sue parole, riprese dai principali media d’Oltremanica, BBC compresa – il fatto che cittadini britannici “abbiano dichiarato la loro fedeltà” allo Stato islamico. Il premier ha spiegato che “il passaporto non è un diritto “, aggiungendo che può essere ritirato dall’Home Office. “Al momento la polizia non può confiscare un passaporto alla frontiera – ha aggiunto – ora il governo le darà questo potere“.

IMPEDIRE IL RIENTRO

Fin qui la prima parte del piano Cameron, consentirà di controllare le uscite. Per impedire invece ai jihadisti Made in Uk già in Medio Oriente di tornare in patria, Downing Street intende assegnare alle autorità “un potere discrezionale per fermarli” in accordo con le leggi vigenti, rese già aspre dalle reazioni all’11 settembre 2001. Una iniziativa osteggiata dai libdem e che diversi analisti considerano tuttavia di difficile applicazione perché agirebbe come una limitazione al diritto di cittadinanza.

LE ALTRE MISURE

Misure aggiuntive prevedono un rafforzamento dei poteri per controllare i sospetti terroristi, mentre le compagnie aeree saranno obbligate a passare alle autorità le informazioni sui loro passeggeri diretti in zone di conflitto o di ritorno da esse.

I FOREIGN FIGHTERS BRITANNICI

Nel Regno Unito l’allerta è massima e – a maggior ragione dopo le minacce rivolte a Londra dallo Stato Islamico – le principali fonti d’intelligence del Paese ritengono un attentato definito “altamente probabile”.
Come riportato in un’inchiesta dell’Economist e ribadito ieri da Cameron, sarebbero circa 500 i cittadini britannici andati a combattere in Siria e Iraq coi gruppi integralisti.

DA DOVE PROVENGONO I JIHADISTI STRANIERI IN SIRIA [FOTO]

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(fonte: Economist)

IL CLIMA POLITICO

Nelle scorse settimane, rilanciato dalle colonne del Daily Telegraph, è stato il ministro britannico degli Interni, Theresa May, ad annunciare le nuove misure, criticate però dall’opposizione. Il leader dei laburisti Ed Miliband, ha offerto il suo sostegno alle proposte del governo, ma ha criticato una mancanza di dettagli nell’intervento del primo ministro. Ma le maggiori preoccupazioni per Cameron arrivano proprio dal suo partito conservatore, dove anche la guerra al terrore è oggetto di polemica interna. Ad alimentarla è il fronte euroscettico di chi – non pago della vittoria diplomatica sulla nomina del polacco Donald Tusk a presidente del Consiglio europeo -, vuole a tutti i costi Londra fuori dall’Ue per contrastare l’emorragia di consensi dovuta al ciclone Farage. Meno Europa vuol dire meno immigrazione e più sicurezza, questo il mantra dei nemici britannici di Bruxelles.

CAMERON CHIEDE NUOVI POTERI PER COMBATTERE IL TERRORISMO [VIDEO]

(fonte: Associated Press/Youtube)

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