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Peres propone al Papa l’Onu delle Religioni in stile Zapatero

“Preso atto che l’Onu ha fatto il suo tempo, quello che ci serve è un’Organizzazione delle Religioni Unite, un’Onu delle religioni. Sarebbe il modo migliore per contrastare questi terroristi che uccidono in nome della fede, perché la maggioranza delle persone non è come loro, pratica la propria religione senza uccidere nessuno, senza nemmeno pensarci”.

SERVE ANCHE “UNA CARTA DELLE RELIGIONI UNITE”

Shimon Peres, da qualche settimana ex presidente d’Israele, l’aveva anticipato in un’intervista a Famiglia Cristiana poche ore prima di essere ricevuto informalmente da Papa Francesco in Vaticano. E nel corso del lungo colloquio privato durato quarantacinque minuti, lo statista israeliano ha riproposto la sua idea al Pontefice. Non solo, perché accanto all’idea di costituire un’Onu delle religioni, Peres ha anche parlato della necessità di scrivere “una Carta delle Religioni Unite” che – aveva detto al settimanale paolino – “servirebbe a stabilire a nome di tutte le fedi che sgozzare la gente o compiere eccidi di massa, come vediamo fare in queste settimane, non ha nulla a che vedere con la religione”.

I LIMITI ATTUALI DELL’ONU

A capo dell’organismo sovranazionale, Peres vedrebbe bene proprio Francesco: “Lui ci ha già provato, invitando Abu Mazen, il patriarca di Costantinopoli e me a pregare in Vaticano”. Il problema di fondo dell’Onu, ha spiegato il capo di Stato emerito, è che “non ha né gli eserciti che avevano le nazioni né la convinzione che producono le religioni. E lo si vede bene: quando l’Onu manda in Medio oriente dei peacekeepers che vengono dalle isole Fiji o dalle Filippine e questi vengono sequestrati dai terroristi, che può fare il segretario generale dell’Onu? Una bella dichiarazione. Che non ha né la forza né l’efficacia di una qualunque omelia del Papa, che nella sola piazza San Pietro raduna mezzo milione di persone”.

IL PAPA ASCOLTA MA NON PRENDE IMPEGNI

Francesco ha ascoltato la proposta, esprimendo interesse e incoraggiamento, ricordando però che vi sono uffici in curia preposti a studiare tali questioni (nello specifico, i Pontifici consigli per la Promozione dell’unità dei cristiani guidato dal cardinale Koch e quello per la Giustizia e la Pace presieduto dal cardinale Turkson) ed evitando di impegnarsi personalmente. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha spiegato nel corso di un briefing che il “Papa aveva preso molto tempo per stare con Peres, che come è noto considera un uomo di pace”. Come da prassi, non essendo un’udienza concessa a un capo di stato o di governo in carica, non sono stati diffusi comunicati ufficiali sull’udienza.

L’IDEA DI ZAPATERO

La proposta di Peres, in realtà, non è nuova. Ad esporla, poco più d’un mese fa, era stato l’ex premier spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero, tornato in pubblico proprio per parlare della necessità di creare “una alleanza permanente tra le confessioni religiose”, primo passo verso una “autorità religiosa globale” che abbia due princìpi cardine: il rispetto del pluralismo religioso, la pace e la libertà e la condanna di ogni forma di violenza. “Questo sì che può essere utile”, aveva detto Zapatero intervenendo all’università di Nebrija, aggiungendo che “il dialogo ecumenico non deve riguardare esclusivamente la fede, ma deve essere aperto alla società”. Primo obiettivo dell’alleanza dovrebbe essere la pace in medio oriente, “tumore primario dell’instabilità della regione”.

“SIAMO SICURI DI SAPERE DI COSA SI STA PARLANDO?”

Scettico sulla proposta, s’è detto anche il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi: “I termini con cui viene riassunta la proposta di Shimon Peres a Papa Francesco sono di sicuro effetto mediatico, ma siamo convinti di sapere esattamente di cosa si sta parlando? Nessuno mette in dubbio la sincera intenzione di pace che anima l’iniziativa assunta dall’ex presidente israeliano, ma non possiamo esimerci dall’interrogarci sulle motivazioni che ne dà e sulle letture che ne possono derivare”, ha scritto sulla Stampa.

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