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Ucraina, Nato e il Galles visti dall’India

Se non mancano le analisi che parlano della reazione e della postura strategica cinese di fronte alla vicenda ucraina e alle conseguenti scelte della Nato, meno visitata è la posizione indiana.

ACCENNI POLEMICI ANTI-USA

L’India del nuovo premier Narendra Modi è impegnata in un riposizionamento della propria politica estera che Bharat Karnad, stratega conservatore editorialista di Indian Express, accompagna con una serie di caveat, tra cui la necessità di chiedere a Tokyo maggiore impegno militare, non facendo invece troppo conto sulla collaborazione con gli Usa. O meglio, accettandola solo a condizione che essa produca ricadute concrete in termini di investimenti e tecnologie per il “made in India”.

INDIA-GIAPPONE ALL’ORIZZONTE

Appare significativo l’endorsement all’alleanza strategica (dunque con risvolti militari) tra Tokyo e Nuova Delhi da parte di un altro analista come Brahma Chellaney, che con accenti meno polemici verso Washington tuttavia ricorda l’importanza di un’alleanza democratica asiatica – implicitamente depotenziando il significato dell’ombrello Usa rispetto a due capitali che hanno tante cointeressenze. Non solo i 35 miliardi di investimenti diretti nipponici, ma anche la comune strategia marittima e la possibilità che Giappone ed India svolgano il ruolo di tutoraggio sui passaggi della Malacca, magari con basi per i sottomarini nucleari indiani in Australia come proposto da Kharnad.

LA NATO DELL’ASIA

E’ tuttavia dal Claws, il centro studi principale delle forze armate del subcontinente, che viene l’ammissione più aperta dell’interesse indiano agli sviluppi nell’Est europa. In particolare, il commento di V Mahalingham ricorda come il 31 luglio scorso all’ultima riunione della Shangai Cooperation organisation (Sco), sia stato deciso di invitare India, Iran, Pakistan e Mongolia ad assistere come Stati osservatori ai lavori della riunione dello Sco di settembre. Il Gruppo di Shanghai formato da Cina, Russia e repubbliche centro-asiatiche potrebbe, secondo Mahalingham, “impedire l’espansione ad est della nato evitando conflitti come nel caso dell’Ucraina”.

NUOVA DELHI GUARDA AL POST-AFGHANISTAN

L’equazione strategica è semplice, proiettata però sulle grandi distanze euroasiatiche: come l’asse euroamericano ha spostato equilibri “fuori area” andando a cozzare con la sfera di influenza russa, così in futuro l’India, attraverso il Gruppo di Shanghai come veicolo di pressione globale, potrebbe far sentire la sua presenza in Asia occidentale e centrale, trovando con Russia e Cina un modus vivendi per contenere il Pakistan (compito che agli Usa non è mai riuscito). Che ciò voglia dire aggiungere una dimensione militare allo SCO è quasi inevitabile, mentre quella energetica è già forte, sottolinea il commento, ed è imperniata sulle pipeline finanziate dall’Asian development bank. In pratica, mentre gli occhi della Nato sembrano diretti ad Est, l’uscita dell’Alleanza dall’Asia centrale spalanca all’India e alla Cina possibilità inesplorate di collaborazione, forse anche militare.

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