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Ecco perché Martínez Guzmán (Mps) continua a comprare titoli del debito argentino

Il presidente del fondo d’investimenti Fintech Advisory, David Martínez Guzmán (leggi qui il ritratto di Formiche.net), è molto ottimista sulla ristrutturazione del debito in Argentina. Sebbene siano noti i legami tra il nuovo socio di Monte dei Paschi di Siena e il governo della presidente Cristina Fernández de Kirchner, questa fiducia si è presto tradotta in operazioni finanziarie di non poco peso.

SCOMMESSA MILIARDARIA

In un’intervista concessa a un acerrimo nemico di Papa Francesco, l’intellettuale argentino di sinistra Horacio Verbiitsky (leggi qui il ritratto di Formiche.net) e pubblicata sul quotidiano Página 12, Martínez Guzmán (con un passato nei Legionari di Cristo) ha spiegato cosa vuole fare e perché con i titoli argentini che compra. Obbligazioni per un valore non indifferente: Fintech Advisory possiede titoli del debito pubblico argentino per una cifra che Martínez Guzmán stabilisce in “centinaia di milioni di dollari” e che alcune fonti del mercato avvicinano al miliardo.

SOSTEGNO FEDELE ALLA KIRCHNER

Il finanziere messicano ha confermato la sua volontà di accettare la proposta del governo di Fernández de Kirchner di scambiare i titoli ristrutturati tra il 2005 e il 2010 sotto legge straniera, per altri emessi in Argentina e regolati dalle normative di quel Paese. “Questa proposta (che è ancora un progetto di legge, ndr) è la misura corretta che deve prendere un Paese sovrano di fronte ad un attacco ingiusto”, ha detto Martínez Guzmán. “Si tratta di un’iniziativa generale – ha aggiunto – e di un meccanismo di ordinamento che isolerà il giudice (americano Thomas Griesa, ndr). È la forma corretta di recuperare la capacità di controllo degli affari, ricostruire la catena di pagamenti dei titoli ristrutturati”.

L’ACQUISTO DI TITOLI ARGENTINI

Martínez Guzmán è uno degli investitori che ha comprato titoli argentini durante il governo di Carlos Menem. Dopo il default del 2001, è entrato a far parte dello scambio promosso dal presidente Néstor Kirchner nel 2005. Mesi dopo decise di vendere. Nel 2010 è entrato di nuovo in azione e da allora l’acquisto di titoli non si è fermato, fino ad arrivare al miliardo di dollari. In questo gioco speculativo Martínez Guzmán non è molto diverso dal finanziere americano – e rivale in affari – Paul Singer. Così, ora si spera in un terzo scambio che, dopo l’approvazione della legge, darebbe più valore alle obbligazioni. “I titoli scambiati nel 2005 e nel 2010, insieme a quelli del 2014, sarebbero depositati in un conto reversibile. Questo vuole dire che se nel futuro la sorveglianza giudiziale cessa, i titoli possono scegliere con quale carta moneta restare. Queste considerazioni non ci sono nel progetto di legge, ma non sono neanche vietate”, ha spiegato Verbiitsky nell’articolo.

DA LITIGIO GLOBALE A GIURISDIZIONE LOCALE

Nel caso fosse approvato questo progetto di legge, i titoli emessi in moneta straniera resterebbero regolati sotto la giurisdizione locale. Ad emetterli sarebbe la Banca Nación argentina con la garanzia della Repubblica argentina e il debito diventerebbe domestico. Martínez Guzmán ha criticato duramente le azioni del giudice americano e ha avvertito: “A Griesa risulterebbe molto difficile ostacolare questo cambiamento, perché la protesta non può essere sostenuta dalla Corte d’Appello americana trattandosi di un debito interno. Ma se così fosse, lo Stato argentino e noi andremo a Euroclear in Belgio a protestare per i danni provocati. Il giudice… non può dare ordini in qualsiasi luogo, perché viola nostro diritto di proprietà sul quale non ha nessuna autorità”.

ARGENTINA: ECONOMIA SOLIDA?

A differenza di molti analisti, Martínez Guzmán crede nella “solidità dell’economia argentina” e guarda al futuro economico del Paese sudamericano. “Gli hold-outs (fondi di speculazione) – ha detto il finanziere – rappresentano 7,5 miliardi di dollari, dei quali solo la metà contesta la decisione del giudice. Il resto ha scelto di vendere e così noi abbiamo deciso di comprare ancora. Alcuni vogliono vedere cosa accadrà a gennaio, altri aspettano il 2016, quando Mauricio Macri probabilmente sarà al potere. Fintech Advisory sarà in prima fila.

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