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Come prosegue lo spoil system in Vaticano

Lo spoil-system, ovvero la pratica politica per la quale gli alti dirigenti della pubblica amministrazione si alternano con il cambiare del governo, è un istituto tipico degli Stati Uniti. Un fenomeno, quello dello spoil-system, che sembra trovare terreno fertile anche in Vaticano.

Una pratica, quest’ultima del tutto legittima, essendo normale che un Papa si circondi di collaboratori di propria fiducia ma che da più parti viene vista come una sorta di “presa di distanza” dalla curia di Benedetto XVI. Insomma, per usare una espressione che si è letta più volte sui giornali in questi giorni, si starebbe assistendo ad una vera e propria “De-Ratzingerizzazione”.

IL DESTINO DEL CARDINALE BURKE

Si fanno sempre più insistenti, in questi giorni, le voci su un possibile “allontanamento” del cardinale conservatore Raymond Leo Buke dalla guida del supremo tribunale della segnatura apostolica, posto al quale venne assegnato da Benedetto XVI nel giugno del 2008. Nuova destinazione del porporato americano non sarebbe, come inizialmente trapelato e, forse, auspicato dal diretto interessato, la guida della diocesi di Chicago bensì il Sovrano Ordine Militare di Malta, con il titolo di “cardinale patrono”, ove prenderebbe il posto dell’ottantenne Sardi.

FUORI DAI GIOCHI CURIALI

Qualora il cardinale Burke venisse realmente allontanato dalla segnatura apostolica, si troverebbe dinanzi ad un vero e proprio passo indietro nella sua “carriera” da porporato. Come segnalato dal vaticanista di lungo corso Sandro Magister, “con lo spostamento in arrivo, Burke sarebbe estromesso del tutto dalla curia e impiegato in un incarico puramente onorifico e senza alcuna incidenza sul governo della Chiesa universale”. La possibile decisione di Papa Francesco non desterebbe, però, grande sorpresa all’interno del Vaticano: Burke, infatti, per sensibilità teologica e liturgica è lontanissimo dalle posizioni di Bergoglio. Ciò è poi vero, a maggior ragione, se si pensa che Papa Francesco a fine 2013 ha depennato proprio Burke dalla lista dei membri della Congregazione per i Vescovi. Una scelta, quella di Francesco, che se si rivelerà esatta non mancherà di scatenare le reazioni del mondo tradizionalista che guarda al porporato americano come ad una sorta di “eroe”.

IL CASO DELL’ARCIVESCOVO MORGA

Se il possibile allontanamento di Burke è sicuramente il caso più eclatante, non meno importante per gli equilibri di curia è il possibile addio di monsignor Celso Morga. Segretario della Congregazione per il Clero, secondo indiscrezioni a breve potrebbe trasferirsi alla guida di una qualche diocesi, indipendentemente dal suo livello. Il tutto per iniziativa della Segreteria di Stato. E’ il vaticanista de La Stampa Marco Tosatti a ipotizzare alcuni motivi che potrebbero stare dietro a questo allontanamento: la sua fama di conservatore, la sua vicinanza con Ratzinger, le simpatie per l’Opus Dei. Quale che sia il motivo principale, l’allontanamento di Morga rientra, secondo Tosatti, in un “progetto di epurazione a tutti i livelli in alcune Congregazioni di persone giudicate troppo vicine alla linea Ratzinger o, comunque, ritenute conservatrici”.

I CASI PIACENZA E BERTONE

L’azione di smantellamento della curia ratzingeriana era però iniziata sin dai primi mesi di pontificato. Nel settembre 2013, infatti, Papa Francesco ha allontanato dalla guida della Congregazione per i Vescovi il genovese Mauro Piacenza, conservatore formatosi alla scuola del cardinale Siri, considerato, insieme a Burke, come il “rappresentante” dei tradizionalisti in seno alla curia romana. Trasferito al vertice della penitenzieria apostolica, Piacenza è comunque riuscito a restare alla guida di un dicastero curiale, seppure, di fatto, marginale. Inoltre, poco prima, era stato l’altro cardinale “genovese” Tarcisio Bertone ad uscire di scena. Un destino, quello di Bertone, che era segnato da tempo. Fatali, per l’ex Segretario di Stato, i contrasti con il resto della curia e, soprattutto, la sua estrema fedeltà a Benedetto XVI, dal quale venne difeso strenuamente quando, nell’estate 2009, cinque cardinali si recarono a Castel Gandolfo per chiedere al Papa la testa di Bertone. Netta fu la risposta di Benedetto XVI:L’uomo resta dov’è e basta”.

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