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Pubblichiamo un articolo uscito su Formiche 79 – marzo 2013

Chi come me è cresciuto a pane e Guerre stellari non farà fatica a immaginare un futuro in cui robot intelligenti collaborano con noi quotidianamente. Quanto è lontano questo futuro? Il nostro Paese rischia a volte di trasformarsi in un luogo senza tempo, convinto che i paradigmi e le lezioni del passato continueranno sempre e comunque ad applicarsi anche al futuro. Purtroppo non è così. Viviamo in tempi che cambiano rapidissimamente, e sono necessari nuovi schemi interpretativi per vincere le sfide che ci si preparano innanzi.

Non più di dieci anni fa ho ricevuto in regalo il mio primo telefonino. A quel tempo usavo ancora un email rudimentale e non avevo mai sentito nominare i social media. Il contrasto con la tecnologia di oggi è sbalorditivo: attraverso il mio smartphone posso dettare messaggi a un’intelligenza artificiale, che dalla nuvola (cloud) sta entrando rapidamente a far parte del mio quotidiano. In effetti, anche spegnendo il telefono, l’intelligenza artificiale continua a supervisionare e aiutare l’uomo nei compiti più svariati come ad esempio prevedere il tempo, scambiare azioni in borsa, predire le prossime epidemie o il traffico cittadino.

Spostando l’attenzione dal mondo virtuale a quello reale, ci accorgiamo che anche i robot sono già parte del nostro quotidiano. Nel 2012 le vendite di robot aspirapolvere intelligenti hanno visto crescite a due cifre e con poche centinaia di euro è possibile acquistare un pezzo di futuro… o di passato. Sì, di passato, perché alla velocità con cui evolve la tecnologia oggi, un robot è obsoleto dopo pochi mesi e nei laboratori di ricerca nuovi robot sono già pronti, più performanti, rapidi, veloci ed economici.

Secondo molti osservatori nel 2013 le macchine autonome saranno ancora più presenti nelle nostre vite: Time magazine di Febbraio ha identificato il 2013 come l’anno dei droni, che oggi sono utilizzati principalmente come strumento bellico, ma domani saranno utili anche in tempi di pace, per esempio per assistere persone che hanno avuto un incidente o per cercare i superstiti dopo una catastrofe. Un altro esempio di robot autonomi che presto arriveranno a contatto con le nostre vite sono le automobili che si guidano da sole. Di recente lo Stato del Nevada ha autorizzato la circolazione di autoveicoli autonomi, stabilendo un precedente e marcando, di fatto, un cambiamento storico.

In ambito domestico già esistono in commercio robot dalle sembianze umane in grado di riconoscere oggetti e interagire vocalmente con noi. Esattamente come dal telefonino si è passati allo smartphone, dal riconoscimento vocale i robot passeranno a riconoscere i gesti e comprendere la situazione, e quindi saranno in grado di interagire con noi in maniera più naturale. Saranno in grado di leggere le nostre emozioni, le espressioni facciali e il tono della voce, evitando di disturbarci se siamo occupati, ma venendoci in aiuto se ne abbiamo bisogno.

Sistemi robotici intelligenti susciteranno controversie che dovremo necessariamente affrontare in un prossimo futuro. Una questione di cui si dibatte già sono i sistemi robotici armati: per ora è sempre un uomo a premere il grilletto, ma quale grado di autonomia decisionale concederemo a un robot equipaggiato di missili? Oppure, se un robot mostra un certo livello di coscienza e comprensione dell’ambiente, è giusto garantirgli dei diritti e delle responsabilità? Se un robot è in grado di imparare, avrà diritto a un’educazione scolastica? Se un’auto robotica autonoma dovesse fare un incidente, chi sarebbe penalmente responsabile? Il costruttore? Il proprietario? Il robot?

Un esperimento recente ha mostrato quanto sia difficile per un essere umano spegnere l’interruttore di un robot che mostri un livello d’intelligenza e comprensione simile al nostro, in altre parole ci affezioniamo facilmente a macchine che ci assomigliano. Dobbiamo porre dei limiti alla libera crescita dell’intelligenza artificiale o considerarla la nostra naturale discendente come sostiene Ray Kurzweil, fondatore di Singularity Univesity, recentemente approdato a Google per sviluppare robot intelligenti? Tutt’ad un tratto le leggi fondamentali della robotica enunciate da Isaac Asimov più di settant’anni fa non sono più così fantascientifiche.

L’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nella robotica sperimentale. Abbiamo centri di ricerca che sfornano tecnologie eccezionali. Esempi ne sono iCub, il cucciolo robot che è stato sviluppato da un consorzio di cui fa parte anche l’Istituto italiano di tecnologia, l’Iit, di Genova, o l’auto autonoma sviluppata da Vislab a Parma, che fa concorrenza all’auto autonoma di Google. Spesso però si rischia di pensare che queste tecnologie siano destinate a rimanere tra le mura universitarie, e così accade che siano altri a sviluppare l’applicazione commerciale che porta la tecnologia a far parte delle nostre vite.

Con amici e colleghi imprenditori, ricercatori e giornalisti abbiamo fondato Axelera (www.axelera.eu), un’associazione che mira a diffondere una chiara comprensione delle dinamiche e tecnologie esponenziali. Vogliamo aggregare, ispirare e favorire lo sviluppo di una nuova leadership che valorizzi il potenziale Italiano per affrontare le grandi sfide del nostro tempo. Siamo convinti che in Italia non manchi né il talento né l’ottima tecnologia, bensì la comprensione dei tempi in cui viviamo, tempi esponenziali, tempi in cui la tecnologia evolve rapida e le startup tecnologiche ridefiniscono molti aspetti della vita e della società. Vogliamo dare il nostro contributo alla rinascita del Paese puntando su quel che abbiamo di meglio: le idee geniali, la creatività e il talento imprenditoriale nato dalla capacità di arrangiarsi con poche risorse. I robot entreranno rapidamente a far parte delle nostre vite. Saranno robot dal cuore italiano?

Francesco Mosconi è vicepresidente Axelera.eu e ambasciatore di Singularity University per l’Italia.

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