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Cinesi nel fondo di F2i, chi frena e chi non frena

Non conosce soste l’entusiasmo cinese per la Cdp e le sue diramazioni. Dopo l’ingresso di China State Grid con il 35% in Cdp Reti (la società che detiene le quote di controllo in Snam e presto anche di Terna), Pechino si è invaghito di un altro progetto legato alla Cassa presieduta da Franco Bassanini e guidata dall’ad, Giovanni Gorno Tempini.

Un altro colosso cinese, questa volta il fondo sovrano China Investment Corporation, è prontissimo a partecipare alla costituzione del secondo fondo di F2i, la sgr nata nel 2007 ad opera di Cdp, nove fondazioni bancarie, Intesa, Unicredit, due casse di previdenza e la società Ardian.

Il fondo sovrano cinese è disposto a sborsare 300 milioni di euro, dei 1200 totali del secondo fondo di F2i, ma in cambio chiede “alcune precise garanzie di governance”, ha svelato oggi Luca Pagni del quotidiano la Repubblica: avere voce in capitolo “sulle eventuali operazione di di acquisizione che F2i andrà a fare nei prossimi anni” e “sulla scelta dei manager che andranno a dirigere le società controllate o la nomina dei consiglieri di amministrazione”.

Richieste che non trovano concordi gli altri azionisti del fondo presieduto da Giuliano Asperti e guidato dall’ad, Vito Gamberale (in uscita a causa anche di rapporti non troppo idilliaci con alcuni soci).

Chi frena sui cinesi? Si tende a escludere nel ruolo di frenatore la Cdp, visto che la società controllata del Tesoro non ha avuto remore a fare largo ai cinesi di State Grid in Cdp Reti. Le fondazioni bancarie, almeno formalmente, non hanno nulla in contrario, stando alle parole pronunciate dal presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti: “Tutti gli investitori sono i benvenuti”, ha detto il presidente di Cariplo. Eppure fra le altre fondazioni azioniste si raccolgono dubbi e interrogativi.

Più frastagliato appare il quadro delle banche. Secondo fonti finanziarie, se Unicredit non avrebbe opposto perplessità, diverso sarebbe l’atteggiamento di Intesa.

Ma lo stallo, con tutta probabilità, è dovuto anche all’avvicendamento in fieri ai vertici di F2i.

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