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Poste, ecco come Caio ribalta conti e strategie di Sarmi

Macché privatizzazione, macché strategia fruttuosa quella di entrare in Alitalia, macché conti chiari e splendidi, macché quadro regolatorio definito.

Ovviamente questi giudizi non si rintracciano nella relazione semestrale del gruppo Poste Italiane appena depositata, ma numeri e considerazioni vanno di fatto proprio verso quelle conclusioni. Dunque, nessuna critica da parte del gruppo ora capitanato da Francesco Caio verso la conduzione di Massimo Sarmi. Però numeri e parole sono altrettanto chiari.

IL QUADRO

L’avvertimento non è indirizzato direttamente al governo, ma il messaggio dell’amministratore delegato di Poste Italiane Francesco Caio per l’esecutivo guidato da Matteo Renzi è chiaro: se non verranno risolte questioni come la definizione del servizio universale per garantirne la sostenibilità (quindi trasferimenti statali adeguati ai costi sostenuti), le Poste Italiane continueranno a registrare risultati in contrazione, complicando l’operazione di privatizzazione (già prorogata da Caio in accordo con Renzi rispetto ai tempi previsti da Sarmi all’epoca del governo Letta) che punta a collocare sul mercato fino al 40% delle azioni della società, oggi detenuta interamente dal ministero dell’Economia. Con ricadute negative che, sottolinea oggi il quotidiano MF, potrebbero colpire anche le ricche cedole pagate negli anni scorsi dalle Poste Italiane all’azionista Tesoro.

I NUMERI

I dati sono visibili nella relazione semestrale appena pubblicata dal gruppo, dove si legge che i risultati di Poste Italiane “attesi per il secondo semestre 2014 saranno inferiori a quanto realizzato nell’analogo periodo del 2013, conseguentemente la redditività del 2014 si attesterà su livelli inferiori a quelli conseguiti negli ultimi esercizi”.

Spiegando le ragioni di questa frenata, il gruppo Poste Italiane spiega che “continua peraltro a essere penalizzato dalla progressiva contrazione dei volumi e dei ricavi della corrispondenza tradizionale”.

IL SERVIZIO UNIVERSALE

Per la società ora guidata da Caio, l’esistenza di un “quadro di regole certe e prevedibili è una condizione necessaria per finalizzare il piano aziendale di medio periodo e definire le prospettive economico-finanziarie dell’azienda nel percorso di privatizzazione”.

Prima della quotazione sarà però necessario sistemare una serie di partite. Il servizio universale, in primis, ma anche alcune partite creditorie di Poste nei confronti dello Stato italiano, che ammonterebbero a circa 1 miliardo di euro.

Il rosso del servizio universale, tra i rami di attività strutturalmente in perdita, viene ancora sistematicamente colmato dai risultati raggiunti dai servizi finanziari, e in particolare, dalla compagnia assicurativa Vita.

I CONTI

Il bilancio del primo semestre di quest’anno si è chiuso infatti con un utile di 222 milioni contro i 362 milioni dello stesso periodo dello scorso anno e con un roe del 6,9% contro il 12,2% di un anno prima o addirittura il 25% di giugno 2012. I dati riportati da MF relativi ai primi sei mesi del 2014 evidenziano che mentre i servizi finanziari hanno chiuso con un risultato operativo in crescita da 284 milioni (di giugno 2013) a 315 milioni, così come per i servizi assicurativi (da 204 a 220 milioni), quelli postali e commerciali hanno perso 36 milioni, in netto peggioramento rispetto ai +154 milioni di giugno 2013.

LA CONVENZIONE CON CASSA DEPOSITI E PRESTITI

Tra le altre cose resta ancora da rinnovare il contratto dell’azienda con Cassa Depositi e Prestiti per la raccolta del risparmio postale, uno dei passi fondamentali in vista della prossima quotazione.

IL DOSSIER ALITALIA

A pesare sul bilancio semestrale c’è stato inoltre, secondo quanto si legge sul quotidiano economico finanziario, il dossier Alitalia. “Caio ha deciso di svalutare completamente l’intera quota di 75 milioni di euro investita a novembre scorso in Alitalia-Cai”, ha scritto Anna Messia su MF/Milano Finanza ricordando che all’epoca dell’investimento a capo del governo c’era Enrico Letta e alla guida di Poste c’era Massimo Sarmi.

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