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Wesolowski, l’opera di Ratzinger e il furore di Bergoglio

Voleva scappare, per questo ora è agli arresti domiciliari. Jozef Wesolowski, il diplomatico polacco già nunzio nella Repubblica Dominicana, stava meditando di lasciare il Vaticano prima che arrivasse la sentenza del processo penale, il cui inizio è previsto tra qualche mese. La Gendarmeria pontificia, su volontà del Papa, ha preceduto le sue mosse, e ora si trova nel Collegio dei Penitenzieri, dentro le mura leonine.

KASPER: “NON CI SI PUO’ FERMARE, NEANCHE DAVANTI A UN VESCOVO”

Il suo arresto, primo vescovo in epoca recente a finire in manette in Vaticano, fa ancora parlare. Il Corriere della Sera ospita oggi un’intervista al cardinale Walter Kasper, teologo di fama, che plaude al “cambiamento di paradigma. C’è stato un tempo nel quale si sono protetti i sacerdoti. Ora si guardano le cose dalla parte delle vittime, dobbiamo farlo. Questo è il cambiamento della Chiesa: considerare ciò che accade secondo la prospettiva delle vittime”. Il porporato, commentando l’arresto, osserva che “va nella direzione che conosciamo. La linea del Papa è chiara, non ci si può fermare, tantomeno se è un vescovo. La Chiesa ha bisogno di purificazione e rinnovamento, dobbiamo essere conseguenti. Ci vuole chiarezza”. Ed è esattamente, aggiunge, “ciò che diceva Benedetto XVI”. Proprio su quest’ultimo, Kasper vuole spendere qualche parola in più: “Lui ha avuto in grande coraggio. Penso sia stato frainteso da molti. E’ stato il primo nella Curia ad avviare questa linea, fin da cardinale. Un uomo molto coraggioso, chiaro e determinato”.

 “WESOLOWSKI POTREBBE ESSERE ESTRADATO”

Sulla Stampa interviene un altro cardinale, Velasio De Paolis, canonista: “Finora la Chiesa non giudicava il delitto di pedofilia dal punto di vista criminale ma disciplinare. Gli abusi sessuali su minori erano una violazione della disciplina ecclesiastica. L’arresto dell’arcivescovo Wesolowski è una forte e inequivocabile scelta politica di Francesco”. De Paolis guarda già oltre la detenzione ai domiciliari dell’ex nunzio, e spiega che “potrebbe essere estradato”. Inoltre, “in base alle disposizioni del trattato lateranense, la segreteria di Stato può chiedere all’Italia che, se condannato, possa scontare la pena nel carcere italiano”.

I MERITI DI RATZINGER NELLA LOTTA AGLI ABUSI

Il gesuita Hans Zollner, membro della commissione per la protezione dei minori istituita da Papa Francesco, spiega a Repubblica che “è un grande errore ritenere che i casi siano stati coperti a Roma. La realtà è che l’allora cardinale Ratzinger, nel 2000, per contrastare il fenomeno decise di accentrare la gestione delle accuse contro sacerdoti alla Congregazione per la Dottrina della fede”, e “diventato Papa, ha continuato con fermezza la linea di una lotta consistente contro quella che chiamò una piaga aperta nel corpo della Chiesa”. Zollner replica anche all’ONU, che attraverso i suoi comitati nei mesi scorsi aveva attaccato duramente il Vaticano anche riguardo la lotta contro gli abusi sessuali da parte di membri del Clero: “L’Onu non è ben informato. Per la parte civile e penale, la Chiesa si attiene alle leggi degli Stati. La denuncia non è obbligatoria nella maggioranza di questi, ad esempio in Italia, Germania, Belgio. Si può discutere se non sia opportuno che uno Stato introduca la denuncia obbligatoria, ma la decisione in questo senso rimane dello Stato”.

LE NOVITA’ DI FRANCESCO

Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera, pone l’accento sulla “linea d’azione già definita da Papa Benedetto, in forte discontinuità con la prassi precedente, che era durata fino agli ultimi anni di Papa Wojtyła ed era caratterizzata dalla preoccupazione di salvare l’immagine della Chiesa e non di soccorrere le vittime e prevenire gli abusi”. L’esempio che Accattoli cita è quello di Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo messo sotto processo solo nel 2004 “per iniziativa del cardinale Ratzinger, avendo goduto di incredibili coperture per oltre cinque decenni”. Due sono le novità apportate da Francesco: la commissione per la tutela dei minori chiamando “a farne parte un numero pari di uomini e donne” e la richiesta di perdono “per i peccati di omissione da parte dei capi della Chiesa che non hanno risposto in maniera adeguata alle denunce di abuso”.

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