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Ecco quanto ha fatto risparmiare Draghi all’Italia

Draghi, Bce, vigilanza

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori e del direttore, pubblichiamo un articolo apparso su Italia Oggi

L’annuncio dell’Eurotower del taglio di 10 punti base dei tre tassi principali a partire dal 10 settembre avrà effetti benefici sulla manovra economica in via di definizione da parte del Ministro dell’economia italiano Pier Carlo Padoan.

Da un lato infatti indebolisce l’euro rispetto al dollaro così da consentire un aumento dell’export e per questa via sostenere i paesi esportatori, in primis il nostro paese; dall’altro produce la riduzione generalizzata dei tassi e dello spread, una preziosa boccata d’ossigeno per la gestione del servizio del debito da parte di via XX settembre.

È evidente infatti che l’euro gratis non attenua le carenze strutturali della nostra pubblica amministrazione e le inefficienze della giustizia e dei servizi, ma consente, a breve, di resettare le previsioni del documento di programmazione in vista di un rilancio della crescita e di un possibile aumento del gettito fiscale. Ma quali possono essere le conseguenze sui conti pubblici dell’aiutino di Mario Draghi? Non secondarie. Nell’ultimo Documento di Economia e Finanza il livello dei tassi di interesse sui titoli a dieci anni, per il 2014-15, era stimato al 3,6%. Ma tale previsione era eccessivamente prudente. Infatti, nel frattempo, i tassi sono scesi. Ora il tasso dei Btp è già sceso al 2,3% e le previsioni sui tassi a breve ed a medio-lungo possono essere ulteriormente ritoccate da Padoan.

In altri termini, se nel bilancio pubblico italiano si possono già contabilizzare oltre due miliardi di risparmi sul 2014 rispetto alle attese iniziali, l’euro a livello zero produrrà risparmi in prospettiva molto più rilevanti. Nel complesso il Def, il documento di previsione finanziaria, potrebbe stimare un risparmio cumulato tra i due effetti che produrrà a breve risparmi non inferiori a 6 miliardi di euro annuali, da contabilizzare nel bilancio di competenza del 2015. Nel triennio 2015-17, il risparmio è invece prossimo, secondo uno scenario ottimistico, a 20 miliardi.

A questi vantaggi si devono aggiungere le migliorate previsioni derivanti dallo scenario economico del deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. Se infatti le entrate dirette nell’anno in corso sono attese in moderata flessione sul 2014 (-0,5%, pari a circa 1 miliardo), sia l’andamento del gettito delle imposte sulle società e sugli affari sia il gettito Iva (che si avvantaggerà dell’inflazione importata) potrebbero produrre un importante miglioramento differenziale nel 2015. A questo potrebbe concorrere l’annunciata ripresa del mercato immobiliare e della relativa imposizione.

Tenuto conto dell’elasticità rispetto ai risultati 2014, complice una certa ripresa dei prezzi, il nuovo quadro delle previsioni potrebbe comprendere una crescita del gettito fiscale erariale dell’1,8-2%, valutabile in termini monetari tra i 3 ed i 4 miliardi. La riduzione dei tassi e dello spread potrebbe inoltre produrre altri risparmi sul fronte della spesa. Quanto al sistema decentrato, potrà favorire la rinegoziazione dei debiti del sistema degli enti locali con le banche, mentre sarà accelerato il processo di intervento della Cassa depositi e prestiti al fine di collocare fondi immobiliari basati sul patrimonio pubblico.

Morale della favola? Se Renzi insiste con la lista di Carlo Cottarelli (sulla lista, visto che Cottarelli, dopo aver presentato il suo documento, tornerà al Fondo monetario internazionale) per produrre 20 miliardi di riduzione della spesa pubblica (obbiettivo assai difficile da conseguire nel breve periodo), risparmi almeno equivalenti saranno assicurati dalla scelte della Bce.

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