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Tutte le novità nell’antico Pli

La sua storia è antica e si rifa all’eredità di Cavour. Ma la scommessa è tutta sul futuro. Il PLI, Partito Liberale Italiano, è da oggi e fino a domenica in Congresso all’Hotel Villa Eur a Roma. L’obiettivo fa rima con unità, spiega a Formiche.net Giancarlo Morandi, che dovrebbe essere riconfermato segretario: “Dobbiamo mettere da parte liti e vecchie ruggini se vogliamo fare politica per incidere davvero sul Paese. Questo congresso deve essere il punto di partenza per arrivare a un partito unico di tutti i liberali italiani”.

All’evento parteciperanno rappresentanti di tutte le realtà di area, dal PRI a Fare, da Ali ai Radicali. Realtà che hanno già scelto di convergere su azioni comuni, come la battaglia per la liberalizzazione della Rai.

La novità del congresso sarà l’introduzione di una figura nuova: quella di coordinatore nazionale organizzativo, ruolo che dovrebbe essere affidato a Daniele Toto. Classe 1972, nipote di Carlo, imprenditore abruzzese proprietario di Air One, Toto è stato deputato Pdl e successivamente vicecoordinatore nazionale in Fli. Passato al PLI, è stato candidato alle Europee con Scelta europea. Il suo radicamento sul territorio gli ha permesso di collezionare un bacino di voti che potranno essere utili anche al PLI. E – sostengono alcuni osservatori – la sua vicinanza a Gianfranco Fini, sarebbe il viatico per un futuro connubio tra lo storico simbolo e l’ex presidente della Camera, desideroso di tornare in pista. Si vedrà.

“Abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi del territorio visto che il PLI è presente a macchia di leopardo – fa notare Morandi – e la sua nomina va nella direzione di un rinnovamento della classe dirigente di cui abbiamo bisogno. Lo stesso mio ruolo di segretario deve servire per trovare nuovi protagonisti liberali”.

La sfida più ravvicinata che attende il PLI sono le Regionali e in vista di questa scadenza elettorale l’idea è quella di accelerare sulle alleanze, in modo di dare vita a un nuovo soggetto politico di centro e liberale che, conclude Morandi, “non sia la stampella né della destra né della sinistra”.

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