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Che cosa penso dell’idea anti euro di Beppe Grillo. Parla Antonio Rinaldi

Raccogliere entro il maggio 2015 un milione di firme attorno a una proposta di legge di iniziativa popolare per promuovere un referendum consultivo sull’abbandono dell’euro. E recuperare la piena sovranità economica grazie a “una nuova lira e a una Banca d’Italia che all’occorrenza stampi moneta”.

Il progetto lanciato dal leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo nella kermesse penta-stellata in corso al Circo Massimo di Roma sviluppa e chiarisce l’idea prospettata 10 mesi fa nel V-Day di Genova.

Per capire se il piano possa contribuire a rompere una volta per tutte la morsa dell’austerità che soffoca la ripresa economico-sociale del Vecchio Continente, Formiche.net ha sentito Antonio Rinaldi, docente di Finanza Aziendale presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara ed economista in trincea contro la costruzione monetaria europea.

Come giudica la proposta di abbandono italiano dell’Euro-zona avanzata da Beppe Grillo?

Finalmente, finalmente, finalmente! Non posso che gioire vedendo che Grillo, leader del secondo partito del nostro Paese, ha preso una decisione certa e limpida di fronte al proprio elettorato. Scelta che finora era rimasta velata e confusa. E che risponde alle aspettative dei meet-up e della base del Movimento Cinque Stelle, favorevole al recupero della sovranità valutaria contro una moneta unica rivelatasi altamente nociva per le sorti dell’Italia. Ma vi è un ulteriore elemento positivo.

Quale?

L’abbandonato, da parte del leader Cinque Stelle, dell’ipotesi di adottare gli Eurobond per condividere e gestire il debito sovrano degli Stati. Strumento che vincolerebbe l’Italia all’Unione monetaria in maniera coercitiva e irreversibile.

Cosa deve fare il M5S per portare al successo l’iniziativa?

Sta a Grillo e ai vertici penta-stellati tramutare in forma concreta tale volontà. Spiegando che la fuoriuscita dall’Euro-zona costituisce il male minore per l’Italia. Naturalmente la proposta dovrà ricevere una copertura informativa adeguata. Perché da oltre 25 anni le istituzioni e il panorama mediatico nazionale riproducono e amplificano senza spirito critico le direttive di Bruxelles e Francoforte. Rispondendo a un pensiero unico che ha fatto comodo solo all’oligarchia egemone nel Vecchio Continente.

È convincente la strada del referendum consultivo?

Pur presentando impedimenti legislativi per la sua realizzazione, il referendum consultivo può rappresentare uno strumento efficace per mettere i cittadini italiani di fronte a un tema finora marginalizzato. Servirà a portare un confronto fino ad oggi negato in ogni piazza del nostro paese. Fattore essenziale, poiché esso potrebbe rivelarsi un boomerang in mancanza di un’informazione corretta e completa.

Cosa accadrà se l’opinione pubblica italiana optasse per la fuoriuscita dall’euro?

Mi auguro che il Movimento Cinque Stelle prepari una classe dirigente credibile e non compromessa, capace di governare in modo vantaggioso il probabile abbandono dalla valuta unica. Non possiamo attribuire tale compito cruciale a Matteo Renzi, né riesumare Enrico Letta, Mario Monti, Romano Prodi. Tantomeno è pensabile affidarci a Mario Draghi, magari eletto nel frattempo Presidente della Repubblica.

Chi dovrebbe gestire l’eventuale ritorno alla sovranità valutaria?

Spero che Grillo abbia in mente la formazione di una task-force di economisti e giuristi indipendenti in grado di fornire un contributo essenziale alla svolta dei penta-stellati. Altrimenti tutto rischia di ridursi a boutade politica per raccogliere voti di protesta.

Quali saranno gli ostacoli più insidiosi per il progetto penta-stellato?

Sono convinto che i veri nemici di Grillo non siano annidati nelle forze politiche interne al Palazzo e favorevoli al governo Renzi. A partire dal Partito democratico, che non si avvale di consulenti economici in grado di argomentare in modo persuasivo le ragioni della permanenza nell’area valutaria comune. Le autentiche insidie verranno dalle formazioni che si professano ostili all’Euro-zona. Penso soprattutto alla Lega Nord, che in materia può contare su un economista dello spessore di Claudio Borghi.

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