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Tutte le novità dell’Africa Energy Outlook dell’Aie

In anteprima mondiale a Roma arriva l’Africa Energy Outlook dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che sarà presentato domani. È la prima pubblicazione di settore che offre un’immagine complessiva della situazione energetica dell’Africa sub-sahariana con relative previsioni inserite nel contesto globale.

La questione più rilevante che il continente deve affrontare nei prossimi decenni è legata al processo di elettrificazione. Solo 290 milioni di persone su 915 hanno accesso all’elettricità. Gli sforzi per migliorare questa situazione sono molti, ma i loro effetti sono ostacolati dal costante aumento demografico. Ghana e Rwanda offrono buoni esempi di elettrificazione. Se anche gli altri Paesi dovessero seguire lo stesso percorso, nel 2020 inizierà a diminuire il numero di persone che non hanno accesso all’elettricità ed entro il 2040 950 milioni di persone in più avranno la possibilità di usare i moderni servizi energetici. Tuttavia, nel 2040 più di mezzo milione di persone continuerà a non avere accesso.

La produzione africana di energia viene destinata per la maggior parte all’export. Si calcola che dal 2000 ogni tre dollari investiti nel settore energetico, due di essi sono destinati alla produzione per l’export.

Gravi problemi affliggono poi il sistema infrastrutturale. La sua debolezza ostacola gli sforzi per raggiungere un più rapido sviluppo sociale ed economico. Per i pochi che hanno una connessione alla rete, l’offerta è spesso inaffidabile e necessita di costosi generatori che lavorano a diesel o gasolio. Anche le tariffe energetiche sono tra le più alte al mondo e la cattiva manutenzione della rete determina perdite che sono il doppio della media mondiale.

Grazie alle riforme in atto, entro il 2040 si prevede che la capacità energetica aumenterà di quattro volte, si legge nel rapporto dell’Agenzia internazionale. Molto importanti i sistemi mini-grid e off-grid, capaci di fornire elettricità al 70% di coloro che ottengono l’accesso nelle aree rurali. Due terzi di questi sistemi sono alimentati da fonti rinnovabili (solare, fotovoltaico, mini idroelettrico ed eolico).

Nel 2040 più del 50% della crescita nella generazione di elettricità verrà dalle fonti rinnovabili. L’idroelettrico fornisce un quinto dell’offerta attuale di energia, ma in realtà è sfruttato meno del 10% della potenza tecnica stimata. Instabilità politica, limitato accesso alle risorse finanziarie, piccola dimensione dei mercati e debole rete di trasmissione con i paesi confinanti sono gli elementi da migliorare per un maggiore sfruttamento delle risorse idriche. Il geotermico è la seconda risorsa in Africa orientale, soprattutto in Kenya ed Etiopia. L’uso delle energie rinnovabili può dare un rilevante contributo alla produzione di energia, soprattutto se legato a programmi di appalti a base d’asta come accade in Sud Africa.

Per quanto riguarda lo scenario delle fonti fossili, nell’Africa Energy Ooutlook si legge che il 30% delle scoperte di giacimenti di petrolio e gas effettuate negli ultimi 5 anni sono state fatte nell’Africa sub-sahariana. Si spiega così il crescente interesse globale verso le risorse del continente. A causa delle sue instabilità, la Nigeria verrà superata dall’Angola in termini di produzione di petrolio, almeno fino al 2020. Anche la produzione di carbone sta aumentato, ma è superata dal petrolio in qualità di seconda fonte energetica nell’energy mix sub-sahariano.

L’economia dell’Africa sub-Sahariana tende a quadruplicare, accompagnata da un aumento della domanda di energia dell’80%. Tuttavia, l’Africa Energy Outlook evidenzia come l’Africa possa fare molto di più nel settore energetico in modo da attivare un meccanismo di inclusione nel processo di crescita economica e sociale. Tre sono le azioni da intraprendere affinché il settore energetico contribuisca a rafforzare l’economia sub-sahariana del 30% entro il 2040: 450 miliardi di dollari per investimenti aggiuntivi, maggiore cooperazione e integrazione regionale, migliore gestione delle risorse e degli utili derivanti da gas e petrolio.

Valeria Serpentini

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