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Da dove arrivano i soldati del Califfo

Il Washington Post ha costruito una bellissima infografica (in foto) che evidenzia i flussi di combattenti diretti verso lo Stato Islamico.

Il paese che sta contribuendo maggiormente sembra essere la Tunisia (ca 3000 uomini), che insieme agli altri stati del Maghreb avrebbe fornito qualcosa come 5564 elementi. Nella regione, precisamente in Algeria, è avvenuta anche l’unica esecuzione pubblica di un occidentale al di fuori del territorio dello Stato Islamico. Alla fine di settembre il turista francese Hervé Gourdel è stato decapitato dai suoi rapitori, il gruppo algerino Jund al-Khalifa che aveva precedentemente dichiarato l’affiliazione all’IS: l’esecuzione è stata raccolta in un video dal titolo “Messaggio di sangue al governo francese” – la Francia è stato il primo paese della Coalizione internazionale, ad aver preso parte direttamente ai raid aerei sull’Iraq al fianco degli Usa. Francia che è anche molto attiva nell’area maghrebina e soprattutto del Sahel (“in zona” sono stati segnalati anche commandos di SF americane): è in essere l’operazione Barkhane, missione anti terrorismo che Parigi porta avanti con un contingente di 3 mila uomini e una costante copertura aerea dalla base di N’Djamena (nel Ciad). Ma la regione nord africana è molto seguita anche dai governi locali: a parte la Libia, che vive delle vicende proprie, Tunisia, Marocco, Algeria e soprattutto Egitto, stanno portando avanti importanti azioni di counter terrorism interno. I massicci rastrellamenti algerini a caccia dei killer di Gourdel, hanno portato all’uccisione di 8 jihadisti, proprio nella giornata odierna.

Segue il Maghreb, la Penisola Araba, con 2500 sauditi e 2089 giordani ─ oltre a un centinaio di yemeniti e un altro centinaio dalle altre monarchie del Golfo. Per prossimità geografica e per ragioni ideologiche, l’area è un bacino di attingimento molto importante per l’IS. Tra l’altro, diversi paesi della regione (in primis Arabia Saudita, Qatar e Kuwait) sono stati per lungo tempo accusati di aver finanziato le casse dell’organizzazione di Baghdadi. Nell’area si teme, oltre che per i flussi, per l’installarsi di cellule interne e per episodi di proselitismo. Proprio oggi, a Riad, un attentatore ancora non identificato (si dice un saudita nato negli Usa, vestito con indumenti afghani, forse un pakol), ha ucciso un americano, e ne ha ferito un altro, in un attentato in una stazione di servizio – non è ancora chiaro se si tratta di un lupo solitario o di un piano organizzato.

Un aspetto molto interessante è quello legato al flusso cinese: secondo alcuni esperti, è ancora in fase embrionale (100 guerriglieri segnalati) ma le istanze dell’IS stanno facendo breccia tra i combattenti Uiguri e ci si aspettano grossi movimenti di uomini. Tempo fa segnalava Simone Pieranni – esperto delle dinamiche della Repubblica Popolare – su Eastonline.com come forte fosse l’attrattiva che lo Stato Islamico scatena tra i musulmani del Xinjiang. Le istanze delle popolazioni islamiche dell’area della Cina nord orientale, hanno sempre avuto carattere regionalizzato, ma la calamita del Califfato è potente, e può facilmente catturare “partecipanti” cinesi.

Il paese europeo che ha contribuito più di tutti gli altri a rimpolpare le file del Califfato, come era noto, è la Russia: dalla Cecenia, soprattutto, sono arrivati combattenti formati, esperti e carismatici. Uno di loro, Omar al Shishani, ha scalato le linee di comando fino ad arrivare ad essere il Comandante militare del Califfo.  Ancora una volta, in questi giorni di combattimenti nell’area curdo-siriana di Kobane, le milizie dell’YPG lo hanno dichiarato morto. Ma altri report hanno segnalato la presenza dell’Emiro della guerra dello Stato Islamico in altre aree dell’Iraq: molti dicono sia a Tikrit, a studiare un importante assalto, altri lo segnalano già nelle zone intorno Baghdad, dove l’IS sta arrivando e si tema possa concentrare la propria offensiva.

@danemblog

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