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Così Ncd cambia prospettiva e guarda al Pd

L’obiettivo finale non cambia, ricostruire il polo moderato è e resta la priorità per il Nuovo Centrodestra. Ma la traversata nel deserto si sta rivelando più difficile del previsto ed ecco che, a un anno di distanza dalla sua nascita, il partito di Angelino Alfano sembra riconsiderare posizionamenti e strategie per raggiungerlo.

La prospettiva appare più spostata al centro che al centrodestra. Il progetto di partito unico con Udc, Popolari per l’Italia e parte di Scelta civica, seppur con malumori e ritardi, va avanti. E si concretizza a livello regionale con candidati comuni sia in Emilia Romagna che in Calabria.

Le alleanze per la prossima tornata elettorale hanno fatto emergere tutte le distanze con Forza Italia. Silvio Berlusconi considera ancora “traditori” gli esponenti di Ncd e ha prediletto l’asse con la Lega e Fratelli d’Italia. Se questo varrà anche a livello nazionale è ancora difficile da prevedere, ma i rapporti restano molto tesi, con continui battibecchi che lasciano poche speranze per una rapida ricomposizione del fronte moderato.

Ncd sembra rispondere guardando dall’altra parte. Alle Regionali si sta concretizzando l’alleanza con il Pd in Calabria, ieri si sono incontrati per discuterne a Largo del Nazareno Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd, Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc e il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. Anche sul fronte governativo, prosegue e si rafforza l’asse con i democrat. Del resto, il programma liberale sulle tasse del presidente del Consiglio non può che registrare il consenso di Ncd. Anzi, si sussurra che alcuni suoi esponenti di rilievo siano proprio infatuati dal carisma del premier.

L’idea su cui sembra orientarsi Ncd è quella di proseguire a oltranza la collaborazione con i democrat. Anche dopo i prefissati Mille giorni, come ha spiegato in un’intervista a Formiche.net Quagliariello.

Una prospettiva che crea malumori nella parte del partito più vicina a Forza Italia, come dimostra il caso del senatore Antonio D’Alì che ha preferito lasciare Ncd per tornare tra le fila azzurre perché “non potevo fare più la stampella della sinistra”.

In questo schema Pd-Ncd, c’è il rischio, riconoscono gli alfaniani, di venir inglobati da calamita Renzi. Il politologo Alessandro Campi sul Mattino ha parlato di “un’aggregazione centrista che però sembra darsi come unico orizzonte di continuare a sostenere il governo in carica”. Ma, dicono da Ncd, si può scongiurare pungolando da destra l’esecutivo. E soprattutto, è il ragionamento, è un rischio che si deve correre per il bene del Paese, perché il percorso per cambiarlo è lungo e richiede una maggioranza compatta. Solo quando la “rivoluzione” sarà avvenuta, allora spontaneamente i tempi saranno maturi per una sana competizione tra due rinnovati poli.

Ncd riuscirà nella nuova impresa?

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