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Leopolda blu, l’entusiasmo giovanile è condizione necessaria, ma non sufficiente

Encomiabile l’entusiasmo e la passione politica che le nuove generazioni raccolte da Lorenzo Castellani hanno dimostrato ieri a Milano.

Più ardua la ricomposizione di un’area dalle multiformi sensibilità e culture politiche, in assenza di una base comune di analisi e di riflessioni su cui tentare di costruire l’unità.

Interventi giudiziosamente cronometrati sui cinque minuti, rispettati da quasi tutti gli intervenuti, non potevano che testimoniare quella pluralità di opzioni tra le quali, a nostro parere, è mancato un forte ed esplicito riferimento alla cultura politica dei cattolici e dei popolari.

Non a caso, diverso tempo fa, avevamo scritto che prima della Leopolda dei moderati serviva quella dei Popolari italiani.

Non siamo riusciti a trovare spazio tra gli interventi per dare pratica testimonianza dell’unico serio tentativo sin qui avviato nel Veneto di ricomposizione dell’area popolare, con l’avvenuta formazione del comitato regionale per la Costituente Popolare e Civica del Veneto di cui, comunque, abbiamo lasciato traccia con un documento distribuito tra i presenti.

La sensazione finale che abbiamo raccolto è quella di una decisa volontà di andare oltre le attuali formazioni politiche, per tentare di costruire un soggetto politico nuovo le cui connotazioni sono, tuttora,assai nebulose, al di là di una generica e alquanto discutibile formula di nuovo centro-destra alternativo al renzismo trionfante.

Da parte nostra continuiamo a ritenere che, alla crisi della globalizzazione del turbo o finanz.- capitalismo,l’unica seria analisi teorico pratica sin qui elaborata è quella proposta dalla dottrina sociale della Chiesa con le sue ultime encicliche: Centesimus Annus, Caritas in veritate e EvangeliumFideii. Restano, invece, ancora alquanto incerte e contraddittorie altre pur auspicabili risposte culturali di area liberale e riformista.

Ed è proprio dalle indicazioni pastorali citate che intendiamo ripartire, non per nostalgiche rievocazioni, ma per un rinnovato impegno politico dei cattolici in Italia, in Europa e a livello globale.

Non siamo molto d’accordo con quel filosofo che ha tentato di dare giustificazione alla persistente distinzione tra destra e sinistra, tanto più che, almeno in Italia, stiamo vivendo la contraddizione di un trasformismo renziano che riduce, sino ad annullarla, ogni residua connotazione di sinistra al partito che fu anche quello di Gramsci, Togliatti e Berlinguer.

Così come non ci piace il termine di area moderata, nel tempo in cui non c’è alcuna necessità di moderazione all’interno di un conflitto di carattere globale che, ben al di là dei classici schemi di analisi marxiana, reclama risposte e un’organizzazione politica di livello trans nazionale, poiché è a quel livello europeo e internazionale che il nuovo conflitto si pone.

Noi continuiamo a perseguire l’idea di concorrere a costruire un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista e trans nazionale ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, fortemente inserito a livello europeo nel PPE alternativo al PSE.

Di tutto ciò non c’è stata traccia nei diversi interventi che si sono succedute alla Leopolda Blu.

E siamo, altresì convinti, che premessa indispensabile per la costruzione di quel nuovo soggetto serva, prima di tutto, la ricomposizione dell’area popolare ed ex democratico cristiana, per la quale ultima apprezziamo e sosteniamo i generosi sforzi degli amici che stanno tentando di dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione che ha dichiarato: “non essere mai stata sciolta giuridicamente la DC”.

Abbiamo apprezzato il lucido intervento di Mario Mauro, il quale ha rilevato la necessità di uscire dall’equivoca maggioranza da parte delle componenti centriste e popolari come precondizione di credibilità, così come auspichiamo da subito, possibilmente nel corso della prossima settimana, la formazione dei gruppi parlamentari uniti di NCD. UDC e Popolari per l’Italia.

Siamo, tuttavia, altrettanto convinti che non sarà dai vertici che si farà l’unità e che, senza una forte mobilitazione dal basso, attraverso la formazione di comitati regionali per l’unità dei popolari sul modello veneto, difficilmente si giungerà alla ricomposizione dell’area popolare.

Regioni chiave, oltre il Veneto, sono la Lombardia, il Lazio, la Puglia e la Sicilia, oltre a quelle di antica tradizione democratico cristiana dalle quali, attraverso elezioni primarie, far emergere la nuova classe dirigente sostitutiva di quelle vecchie e stantie senza più credibilità e consenso.

Ricostruita la componente popolare, con forti collegamenti con le omogenee culture di altri Paesi europei e internazionali, si potrà più facilmente concorrere con le altre sensibilità e culture politiche a far nascere il soggetto politico nuovo, il cui compito principale dovrà essere quello di ricostruire l’equilibrio distrutto degli interessi e dei valori dei ceti medi in corso di rottamazione e quelli delle classi popolari.

All’Italia serve una nuova Camaldoli dei Popolari, per offrire una nuova base programmatica sostenuta da una corretta analisi della situazione europea e internazionale, così come sul piano politico di breve periodo si tratta di giungere quanto prima al superamento dell’attuale insostenibile assetto politico istituzionale basato su un Parlamento di nominati illegittimamente eletti, produttore di atti continuamente passibili di nullità, e di un ‘assemblea costituente incaricata di procedere in tempi certi all’aggiornamento indispensabile della Carta Costituzionale e all’aggiornamento istituzionale dell’Italia su base federale.

Un compito che, anche con l’entusiasmo dei giovani della Leopolda Blu, necessario ma insufficiente, intere generazioni dovranno assumersi,se non vogliamo assistere alla disintegrazione del sistema Italia.

Ettore Bonalberti
www.insiemeweb.net
www.don-chisciotte.net

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