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Ecco le banche tedesche che rischiano di fare crack dopo gli stress test della Bce

Un nuovo terremoto finanziario starebbe per abbattersi sull’Europa e questa volta avrebbe come epicentro Berlino. Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, ci sono ben “quattro banche tedesche sull’orlo del precipizio“, tra le quali HSH Nordbank, IKB e MunchenerHyp, mentre il nome della quarta è ancora segreto.

A ispirare questa ipotesi ci sono alcune indiscrezioni secondo cui questi istituti finanziari non supereranno gli stress test della Bce, i cui risultati saranno comunicati venerdì prossimo a Francoforte.

UNA CONDANNA A MORTE?

Ad essere fuori dai guai sarebbero invece Commerzbank e Deutsche Bank, sotto la lente d’ingrandimento per gli ingenti crediti concessi all’industria del trasporto marittimo, al suo sesto anno di crisi.
Tuttavia, sottolinea il sito finanziario Zero Hedge, una possibile bocciatura di questi istituti di credito (sembra che a correre un rischio vero siano solo in due) avrebbe pressappoco la valenza di “una condanna a morte” come nei casi di Bankia e Dexia. Questo aprirebbe inoltre a scenari ancora più nefasti per ciò che riguarda le economie dei Paesi periferici, ancora più provati della Germania. Ecco perché notizie negative potrebbero essere forieri di un nuovo circolo vizioso fatto fallimenti bancari, salvataggi da parte degli altri Stati e misure di emergenza.

LA TENSIONE TRA BERLINO E L’EUROTOWER

Gli stress test, come ha scritto Vittorio Da Rold sul Sole 24 Ore, erano già stati fonte di “scintille” tra l’Eurotower e l’associazione delle industria bancaria tedesca. “Punture di spillo, schermaglie giuridiche” – commentava l’editorialista – riguardanti “un accordo di non divulgazione con le banche sottoposte a stress test dopo le proteste di alcune banche tedesche che” avevano “messo in evidenza il rischio di entrare in conflitto con le leggi nazionali, norme che impongono loro di divulgare informazioni price sensitive“.

GLI ULTIMI AVVENIMENTI

Sullo sfondo c’è il dubbio, sollevato da molti analisti, che anni di austerity imposta da Berlino ai Paesi dell’Eurozona abbiano finito per danneggiare la stessa economia tedesca. La settimana scorsa Berlino ha tagliato le sue previsioni di crescita per questo e il prossimo anno: da +1,8 e +2% a +1,2 e +1,3%. Un segnale delle preoccupazioni crescenti del governo di Angela Merkel circa l’impatto della stagnazione nella zona euro, delle crisi geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente e del rallentamento nei mercati emergenti sull’economia tedesca. Ma anche il riflesso dei timori che – nonostante una bilancia dei pagamenti che non mostra flessioni come ha ricordato l’editorialista Guido Salerno Aletta -, si possa presto scatenare una nuova tempesta, anticipata dalla terza recessione in sei anni. L’allarme è già arrivato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla stessa Unione europea, che hanno ricordato come la Germania non sia al riparo dai venti che spirano in Europa.

GERMANIA PARALIZZATA

E che Berlino soffra, lo testimonia anche lo stato di agitazione in cui versano diversi settori. La Germania – spiega Wall Street Italia – “è paralizzata da una quattro giorni di scioperi: i macchinisti dei treni” della Deutsche Bahnsono fermi per 50 ore, fino a domenica sera“. Ciò rappresenta lo sciopero più grande dal 2008. Fermi anche i piloti Lufthansa, che incroceranno le braccia lunedì e martedì portando alla cancellazione di circa 1.450 voli e a disagi per oltre 200mila passeggeri.

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