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Tutte le mancanze dell’Oms nell’epidemia di Ebola

La risposta non adeguata dell’Organizzazione mondiale della sanità al virus dell’Ebola in Africa nascerebbe da alcune falle interne alla stessa agenzia dell’Onu.
A rivelarlo è una bozza di un documento interno finito tra le mani dell’Associated Press.

TROPPI ERRORI

Alla base della diffusione del contagio, si legge nel dossier, ci sarebbero uno staff incompetente, burocrazia e mancanza di informazioni affidabili.
Accuse molto gravi, che si sommano al fatto che, per stessa ammissione dell’Oms, “quasi tutti” coloro impegnati nel tamponare l’emergenza, “non si sono accorti che una tempesta perfetta stava arrivando, pronta ad aprirsi in tutta la sua forza“, ovvero non avrebbero riposto la giusta attenzione ai tanti segnali che la preannunciavano. Una valutazione condivisa dal virologo Peter Piot, uno degli scopritori di Ebola, che intervistato dalla NBC (sotto il video) ha ammesso: “L’epidemia era evitabile“.

LA REPLICA DELL’OMS

L’Organizzazione per il momento preferisce non replicare alle indiscrezioni di stampa, sottolineando che i “dettagli inclusi non saranno discussi fino a quando il documento non sarà completato e i fatti chiariti e provati“. Nel documento si ammettono errori, ma anche poche aspettative nella leadership dell’Oms nell’Africa occidentale, accusata di “compromettere più che di aiutare” il contrasto al virus.

UN NUOVO MODELLO?

Non è la prima volta che l’Oms finisce sotto accusa per la sua inefficienza. Di recente, proprio a causa della diffusione del virus, si è aperto un dibattito sulla necessità di ripensare il modo di gestire le emergenze sanitarie. Tra le ipotesi, quella di costituire una sorta di “NATO medica”, che consisterebbe in una coalizione di Stati che potrebbero reclutare squadre speciali – composte da medici, infermieri ed altre professionalità – dai propri organismi e sistemi sanitari nazionali, per offrire una risposta rapida e di alto profilo a questo tipo di emergenze.

I NUMERI DI UNA STRAGE

Finora, secondo gli ultimi dati forniti proprio dall’Oms, Ebola ha tolto la vita ad almeno 4.546 persone tra Liberia, Sierra Leone e Guinea. Una cifra che l’organizzazione crede tuttavia in forte difetto, perché almeno la metà dei casi non sono registrati e il tasso di mortalità si aggira al 70%. Numeri che farebbero pensare piuttosto che le vittime sorpassino le 12mila, in un momento in cui non c’è nessun segnale che la diffusione del virus stia frenando.

LA RISPOSTA DELL’EUROPA, LA MISSIONE DELL’ONU

Mentre il presidente americano Barack Obama si accinge a chiedere altri fondi al Congresso, anche in Europa ci sono le prove di una reazione coordinata ad Ebola, che potrebbe costituire il primo tentativo di costruire un’Unione sanitaria. I ministri degli esteri europei riuniti in Lussemburgo hanno deciso oggi che dovrà essere creata la figura di un “coordinatore unico” per l’azione contro l’epidemia, da assegnare al lavoro di equipe portato avanti dalle Nazioni Unite. L’Unione europea ha infatti accolto con favore la scelta del segretario generale Ban Ki-Moon di stabilire la prima missione sanitaria di emergenza dell’Onu con sede a Accra, in Ghana. L’emergenza sarà affrontata anche nel summit dei leader continentali in programma giovedì e venerdì prossimo, durante il quale il premier britannico David Cameron – come ricordato dal titolare degli esteri Philip Hammond – premerà l’aumento dell’impegno finanziario europeo fino a un miliardo di euro.

PETER PIOT, SCOPRITORE DI EBOLA: “L’EPIDEMIA ERA EVITABILE” [VIDEO]

(fonte: NBC)

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