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Renzi e la lentezza del “fate presto”

Dannazione, come non riconoscere a Renzi l’essersi fatto rullo compressore della parte più reazionaria del suo partito?! Asfaltatore professionale di ciò che non doveva più resistere. Braccio armato della Storia che spazza via tutto ciò che non ha più ragione di esserci politicamente, ciò che è tagliato fuori dall’orizzonte della realtà e del nostro tempo. Ha già svolto una funzione storica di radicale importanza, come non riconoscerlo? All’ultima direzione del PD, rispondendo a D’Alema che spocchiosamente si riempiva la bocca di Stiglitz, in cinque minuti ha schiantato decenni di classe dirigente del PCI-PDS-DS e ha testimoniato in modo definitivo la radicale inattualità di quelle idee e dei suoi adepti a dispetto della caricaturale rabbia in maglietta della salute di Landini.
Per chi ama la politica sono stati momenti formidabili e non solo a livello di “politicanti” ma a livello di arte politica elevatissima, sommamente machiavellica.

Però un governo è l’incarnato di una idea. Da lì deve muovere. Non è vero che basta il buon senso comune del bravo cittadino. Non è vero. C’è bisogno dell’idea, di un motore che dia la spinta alla nostra azione quotidiana, tendenzialmente banale e noiosa. Non è un caso che il politico più pratico e concreto in Occidente, più vicino alla gente comune (!), dal secondo dopo guerra a oggi, sia anche stato il leader più idealista e rivoluzionario: Margaret Thatcher. Un idealismo liberale radicale che andrebbe ricostruito, sicuramente aggiornato rispetto a quello inglese degli anni ’80, e che potrebbe senza dubbio dire la sua in Italia e in Europa. Altro che partito unico della nazione!

In questi momenti mi torna sempre in mente il mitico titolone del Sole24ore del novembre 2011 quando stava per insediarsi il governo Monti: FATE PRESTO. Quello è il simbolo. Fate presto, indipendemente dal cosa, indipendemente dalle idee attraverso cui quel “FATE” si sarebbe declinato, indipendemente dalla eterogeneità della maggioranza politica che sostiene un governo. Tutta questa fretta dichiarata, priva di una reale spinta ideologica sul tipo di Paese che si ha in mente non porta da nessuna parte, come infatti è stato fino ad oggi. E propagandare Renzi come l’ultima spiaggia non fa altro che perpetuare quel titolo, ormai vecchio di tre anni. Induce a spacciare ogni singolo provvedimento, incluso questo insensato sussidio a pioggia degli 80 euro che ogni giorno il premier sembra voler concedere a qualcun altro, come necessario. A furia di dire fate presto, di invocare una sorta di buon senso comune che tutto dovrebbe guarire, siamo sempre al punto di partenza. E il tempo attorno a noi continua a passare, ad accelerare.

Renzi, con la sua sbandierata assenza di ideologia di cui la maggior parte dei commentatori sembra bearsi, sfocia in una sconfortante assenza di idee, di prospettiva, di creazione di un orizzonte comune di lungo termine in cui gli individui possano liberamente riconoscersi. Il suo essere allegramente post ideologico lo rende svuotato, privo di qualsiasi spinta reale e autentica. Il suo essere ipercinetico finisce in un mulinare su se stesso, in uno sfiancarsi senza meta. E sullo sfondo sempre quel titolo effimero da rincorrere che diventa esso stesso il motore autoreferenziale di una azione continua ma priva di contenuto: FATE PRESTO. E il tempo, indifferente, continua a passare.

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