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Chi è Chimamanda Ngozi Adichie, la scrittrice nigeriana che difende i cristiani in Africa

“Queste ragazze sono le nostre sorelle, figlie, costruttrici del Paese di domani #BringBackOurGirls”; “Sono profondamente triste per la notizia della morte di Kefee. Pace alla sua anima dolce. Riposa in pace”; “La Nigeria ha perso una donna di virtù e valore. R I P Prof. Dora Akunyili. Che la sua buona battaglia per vedere una Nigeria migliore non sia stata in vano”. Questi sono alcuni dei tweet della scrittrice nigeriana e cristiana Chimamanda Ngozi Adichie pubblicati sul suo account @ChimamandaSays.

IL BILANCIO SUI SOCIAL NETWORK

Ogni giorno Chimamanda informa attraverso il suo account Twitter di qualcuno ammazzato nella comunità cristianain Nigeria. “Ogni giorno: non ogni tanto distrattamente. Ogni tanto restiamo sgomenti per la sorte di Merian in Sudan o per le carneficine di cristiani che l’Isis pratica a Mosul… Ma poi ce lo dimentichiamo, e non ricordiamo che il mondo non fu scosso da nessuna indignazione quando i fanatici in Siria crocifissero ‘infedeli’ in piazza”, ricorda Pierluigi Battista sul Corriere della sera di ieri.

UNA VITA DIVERSA

A molte studentesse africane di Lagos o Abuja viene rifiutato il visto per proseguire la carriera universitaria in Occidente. Quelle che non riescono ad arrivare all’università sono ancora di più. Molte altre non sanno né scrivere né leggere.

Chimamanda ha avuto fortuna perché grazie alla sua stabilità famigliare è riuscita ad imparare a scrivere in igbo (lingua nigeriana) e inglese. Ha studiato in Nsukka ed ha ottenuto un visto americano per diplomarsi in Connecticut e a Yale. Non per questo ha dimenticato da dove viene e la sorte di altre donne non tanto diverse da lei. Ha deciso di fare della narrazione un mezzo per denunciare queste ingiustizie.

L’AFRICA NELLE SUE STORIE

Il primo libro di Chimamanda, Metà di un sole giallo (Einaudi, 2010), racconta la storia dell’Africa contemporanea . Tra la lotta del Biafra per raggiungere l’indipendenza dalla Nigeria e guerre civili, spuntano diverse storie: il giovane Ugwu, domestico nella casa di Odenigbo, un professore universitario animato da un sacro fervore per la causa dell’anticolonialismo; Olanna, la moglie del professore, che per amore ha abbandonato la ricca famiglia di Lagos e si è trasferita nella città universitaria di Nsukka; Richard, uno scrittore inglese che è innamorato della sorella gemella di Olanna, Kainene, una donna misteriosa che non vuole impegnarsi con nessuno.

L’ARTE DI RACCONTARE STORIE

“Racconto storie”. Con questa frase breve Chimamanda ha definito se stessa in un intervento a una conferenza della Ted, un’organizzazione americana dedicata alle idee che possono cambiare il mondo. Nata a Enugu, Nigeria, nel 1977, Chimamanda ha pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti in inglese. In Italia è in uscita Americanah (con Einaudi), il libro che le ha fatto vincere il Chicago Tribune Heartland Prize e il Premio Nazionale della Critica degli Stati Uniti. Nel 2004 ha ricevuto il Commonwealth Writers’ Prize for Best First Book e nel 2007 l’Orange Prize for Fiction.

Il discorso “We should all be feminists” di Chimamanda

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