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L’economia reale del Sud raccontata da Quadrio Curzio e Fortis

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Oggi sarà presentato a Napoli presso la sala delle Assemblee del Banco di Napoli il volume dal titolo L’economia reale nel Mezzogiorno edito dal Mulino e curato dai professori Alberto Quadrio Curzio e Marco Fortis che raccoglie gli atti del grande convegno svoltosi a Roma nell’ottobre dello scorso anno sullo stesso tema, organizzato dalla Accademia dei Lincei e dalla Fondazione Edison.

La raccolta di studi, così come il meeting del 2013, ha rappresentato un punto di svolta, per certi aspetti radicale nelle analisi sull’economia meridionale, rispetto alla lunga e ormai consolidata tradizione di ricerche volte a segnalare e a misurare solo, o almeno prevalentemente, la persistenza del divario fra il Mezzogiorno e il resto del Paese. Gli studi presentati lo scorso anno, e poi ampliati per l’edizione a stampa, hanno inteso invece analizzare a fondo i punti di forza dell’economia del Sud che – se pure rimane ancora segnata da evidenti differenziali di sviluppo rispetto alle aree più avanzate dell’Italia – presenta al suo interno una molteplicità di robuste presenze nell’industria, nell’agricoltura, nel turismo e nella ricerca scientifica. Tali presenze – spesso del tutto sorprendenti anche sotto il profilo statistico per le dimensioni e le loro positive dinamiche – se valorizzate sino in fondo in una “logica industriale”, costituirebbero non solo risorse strategiche per un nuovo grande rilancio dell’economia meridionale, ma anche leve fondamentali per la crescita dell’intero Paese.

In quest’ottica gli studiosi chiamati a raccolta dagli organizzatori del convegno svoltosi all’Accademia dei Lincei hanno quasi tutti dimostrato particolare affinità con l’impostazione degli studi che da anni conduce con lodevole sistematicità la SRM-Studi e ricerche sul Mezzogiorno del Banco di Napoli, diretta da Massimo Deandreis che è stato fra i relatori dell’incontro.

Il volume contiene le relazioni di Marco Fortis – attento a cogliere fra l’altro la persistente consistenza di vari comparti manifatturieri presenti nel Sud comparati con quelli di altri Paesi della Ue e le performance nell’export di molte province meridionali – di Fabrizio De Filippis e Roberto Henke – che hanno sottolineato il recupero avviato da tempo di molte aree di agricoltura relativamente marginale nel Sud, rigenerate con l’agriturismo e da una multifunzionalità che abbraccia anche la difesa idrogeologica dei territori – di Massimo Deandreis – che ha evidenziato come il Mezzogiorno sia al centro del Mediterraneo e che pertanto presenti enormi potenzialità di sviluppo nei settori nella logistica su scala intercontinentale – e di Salvio Capasso che ha messo in luce il ruolo del turismo nelle regioni meridionali che deve superare però la stagionalità ‘balneare’, puntando a valorizzare i suoi grandi asset storico-culturali per attrarre un maggior numero di turisti stranieri.

Lo scrivente ha inserito nel volume la sua relazione sulla persistenza della grande industria nelle regioni meridionali ove si dislocano stabilimenti strategici per l’industria italiana in settori come acciaio, petrolchimica, energia, automotive, aerospazio, Ict, domotica, farmaceutica, mentre Giulio Cainelli ha analizzato il ruolo fondamentale delle Pmi nell’apparato produttivo del Mezzogiorno.

Adriano Giannola, presidente della Svimez, pur non sottovalutando il potenziale del sistema industriale del Sud, ha preferito tuttavia richiamare ancora una volta la distanza che lo separa da quello delle aree più sviluppate del Paese, a causa della prematura interruzione, a partire dalla metà degli anni Settanta, del processo di industrializzazione esogeno, mentre Giovanni Iuzzolino della Banca Italia ha mostrato come, pur segnata negli ultimi anni da un forte stress recessivo, l’industria del Sud sia stata capace in molte aree e settori di manifestare anche una apprezzabile reattività da non sottovalutare.

Insomma il volume della Fondazione Edison – con la ricchezza analitica dei contributi che vi sono raccolti – ha intenso presentare le regioni meridionali e i loro comparti produttivi fondamentali nell’insieme delle loro articolazioni settoriali e dimensionali e nelle loro dinamiche più recenti che consentono di porre in luce la persistente vitalità di un tessuto diffuso di realtà aziendali, cui bisogna assicurare un funzionamento efficiente delle istituzioni, credito, migliori infrastrutture (là dove necessarie) e soprattutto impiego qualificato dei finanziamenti comunitari del nuovo ciclo 2014-2020.

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